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DAEMONIA Zombi: dawn of the dead Black Widow 2013 ITA

Zombi e vampiri sono indubbiamente le figure di maggior impatto nell'immaginario dell'orrore, anche se negli ultimi anni, soprattutto per quanto riguarda i secondi, opere letterarie e cinematografiche di dubbia qualità ne hanno snaturato l'originaria carica drammatica e simbolica per trasformarli in ridicole caricature destinate a piacere e ad attrarre il maggior numero possibile di acquirenti. È fuor di dubbio che l'uomo che ha portato gli zombi alla ribalta a livello cinematografico sia stato George Romero, principalmente con i due storici lungometraggi "Night of the living dead" e "Dawn of the dead". Si trattava rispettivamente della fine degli anni Sessanta e della fine degli anni Settanta, e le tematiche di questi film avevano una presa ed un effetto nettamente superiori rispetto ai giorni nostri, quando gli zombi hanno preso d'assalto ogni tipo di media, dalla letteratura ai fumetti, dalla musica ai videogiochi, in una sovraesposizione commerciale diventata molto spesso fastidiosa.
Il nostro interesse ricade su "Dawn of the dead", la cui colonna sonora, fatta eccezione per la prima versione americana, fu affidata ai nostrani Goblin, sotto la supervisione di Dario Argento. Forti dell'esperienza nella composizione delle musiche di alcuni film del regista italiano, oltre che di un paio di album slegati dall'ambito cinematografico, i Goblin produssero un lavoro di buona qualità, debitore del proprio classico stile ma più legato del solito ad essere appunto una colonna sonora. A distanza di trentacinque anni, quando l'era mediatica "zombesca" sembra segnare il passo, deve essere sembrata una buona idea a Claudio Simonetti e ai suoi Daemonia reinterpretare le musiche originali del film.
La colonna sonora è stata nuovamente registrata, col probabile intento iniziale di adeguare i suoni ad una maggiore modernità. Il nuovo album è in ogni caso abbastanza simile all'originale, in una scelta che privilegia senz'altro il rispetto dello spirito con cui esso è stato prodotto all'epoca, ma che sembra poco oculata in un'ottica che prevede un nuovo interesse da parte del pubblico. Le tracce iniziali sono interessanti nel rappresentare l'atmosfera del film; inquietanti e ossessive, esse si sposano bene con le immagini di corpi lividi e dall'espressione spiritata che avanzano lentamente e con andatura barcollante. Per chi è in grado di fare un paragone con le musiche originali, sarà evidente scoprire che la nuova interpretazione si concentra soprattutto sulla base ritmica e sulle parti di chitarra, entrambe arrangiate per avere un suono che si avvicina al metal, molto evidente in brani come "Zaratazom" e "La caccia". Alcune tracce esulano un po' dal contesto, come "Tirassegno", solare ballata d'atmosfera campestre, "Supermarket", dai caldi suoni sessantiani, e la breve "Torte in faccia", un ragtime divertente ma sostanzialmente inutile in un ascolto che prescinde totalmente dalla visione del film. Arrangiamenti abbastanza diversi per "Safari", in origine un'ipnotica danza tribale ora convertita in una traccia dal suono più ambient, e per la rilassante "Risveglio". Il mio brano preferito è senz'altro "Oblio", un lento dall'andatura languida che, nonostante la troppa enfasi di alcune parti strumentali, preferisco all'originale.
"Down of the dead" è un disco gradevole e discreto, sempre che lo si ascolti sorvolando sui difetti che il suo essere una colonna sonora implica, consistenti soprattutto nella poca omogeneità delle tracce. Mi sarei aspettato che Simonetti avesse avuto il coraggio di riprendere i brani per svilupparli e dar loro una vita indipendente. Quello che è stato fatto invece è principalmente un aggiornamento dei suoni, riuscito abbastanza bene a scapito del feeling "analogico" che permeava la musica dei Goblin negli anni settanta. In fin dei conti, non riesco ad ascoltare l'album senza farmi venire in mente inseguimenti lamentosi a braccia protese e scorpacciate di frattaglie, e non sono sicuro che questo sia un male.
Un'annotazione conclusiva: sono presenti tre bonus track, precisamente "Roller", dall'omonimo album dei Goblin, pezzo nettamente più progressivo nella struttura, una versione power metal della toccata e fuga di Bach e "Il cartaio", brano senza infamia e senza lode tratto dalla colonna sonora del film omonimo di Dario Argento.


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Nicola Sulas

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