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ÚNITRI Minas, cantos e quintais Genesis Music 2013 BRA

La musica di questa band inizia a sgorgare nell’underground di Rio De Janeiro a partire dagli anni Novanta. Qui i Lágrima suonano assiduamente e partecipano a festival e concerti finché, una decina di anni più tardi, proprio quando il traguardo dell’esordio discografico sembra ormai raggiunto, il gruppo si scioglie e tre dei membri superstiti rimettono assieme le proprie idee iniziando una nuova avventura come Únitri. Il nome, preso dal libro “Teo e os olhos de Leordo” di Alexandre Monsores e che in origine si riferisce a una divinità, indica proprio l’unione armoniosa di tre elementi: il power trio composto da André Zichtl (chitarre, violino, voce), Rômulo Lima (basso e voce) e Rony Cerqueira (batteria e voce), al quale si aggiunge più tardi il cantante solista Danilo Ferreira. E’ proprio Danilo, che suona anche il violino, ad arricchire la musica del trio, accrescendone le caratteristiche progressive. Al prog rock si unisce poi un pizzico di essenza della longeva scena della regione di Minas Gerais con un occhio particolare all’esperienza del gruppo di “Clube da Esquina” guidato da Milton Nascimento che, nei primi anni Settanta, sperimentava contaminazioni interessanti che attraversavano la Musica Popular Brasileira, il jazz, come anche il progressive ed il pop portando a risultati interessanti ed universalmente acclamati. Proprio questa voglia di intersecare suoni e ritmi diversi accomuna gli Únitri con questa grande scena del passato anche se qui le soluzioni trovate sono più dolci e filtrate alla luce delle tante realtà che negli anni si sono avvicendate percorrendo le stesse strade aperte quarant’anni prima da una avanguardia decisamente molto più intraprendente. Le impressioni di ascolto attuali ci portano soprattutto a gruppi come Sagrado Coração da Terra o Nave, in modo particolare per il cantato appassionato e languido, anche se la pur bella voce di Danilo non è agli stessi livelli delle band appena citate, ma anche per le melodie ampie e solari (ascoltate per esempio la traccia di apertura “Canção”). Soprattutto la voglia di provare sonorità dai tratti più moderni ci porta a pensare in qualche frangente agli Apocalypse, come quando irrompono gli intrecci tastieristici, con tanto di Moog maestoso, sostenuti da una solida chitarra elettrica in “Diamante” (qui gli assoli di tastiere in particolare sono di Raphael Montichiari dei Montichiari Project). Un altro gruppo che non a torto può essere chiamato in causa è quello degli O Terço, anche perché il loro Sérgio Hinds, qui ospite alla chitarra e alla voce, ha curato la produzione dell’album. Molto belle sono le parti di flauto, suonate da Marco Aurêh (Lummen e Palma), soprattutto nella conclusiva “Arcàdia” che, grazie anche a queste, acquista degli interessanti, seppure leggeri, accenti jazz. Molto bella anche “Orion” per le parti di chitarra e ancora per il flauto che qui aggiungono un tocco oscuro e misterioso ad un brano dominato dal cantato solare. Proprio quando il sound si riempie di particolari il gruppo riesce a spingersi oltre la poesia infinita del cantato, le melodie languide e l’epidermica bellezza delle orchestrazioni distese e limpide. Proprio lavorando sui particolari la band potrà sicuramente impadronirsi ancora di più di quell’idea di ibrido e sperimentazione che fu propria della scena di Minas Gerais che dimostra di amare e conoscere. Per il momento chi si innamorerà di questo disco lo farà per la melodia e per quella piacevole aria di nostalgia che spesso pervade il prog brasiliano.



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Jessica Attene

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