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BANDA ELASTICA Aquí, allá y acullá Lunanegra 2013 MEX

Il Messico, forse prima ancora che gli Stati Uniti, è stata la prima nazione extra europea ad aver recepito gli insegnamenti del RIO. Già nei primissimi anni ‘80 troviamo le prime band avant prog messicane. E’ del 1980 “El Poeta del Ruido” dei Decibel, probabilmente il primo disco dichiaratamente RIO fuori dei confini europei.
A seguito dei Decibel, altre band hanno intrapreso lo stesso percorso, su tutte possiamo menzionare i Nazca, ma certamente non possiamo dimenticare la Banda Elástica, gruppo che come pochi ha saputo combinare jazz, rock, avanguardia e folk. Una scelta difficile che li ha sempre posti in una terra di limbo in cui è difficile trovare consensi, ma che al tempo stesso non ha posto vincoli alla loro creatività.
Nel 2013 ricorre proprio il trentennale dalla nascita e per celebrarlo la band messicana ha deciso di omaggiarci di questo album: “Aquí, Allá y Acullá”, una raccolta di sei spezzoni di concerti che vanno dal 1994 al 2008.
In un lasso di tempo così ampio la band ha variato continuamente la formazione, evolvendo continuamente la propria musica, inserendo sempre più contenuti folk, ma realizzando solo sei album. L’ultimo di questi, “Ai Tencargo”, risaliva addirittura al 2003 e da allora avevamo pressoché perso loro notizie. Siamo quindi ben felici di ritrovarli, seppure con questa raccolta di “Rolas y Tiranderos” ovvero, secondo il gergo della Banda Elástica, di brani ed improvvisazioni.
Dal vivo l’anima della band non viene tradita, anche se forse traspare maggiormente la componente tendente al free jazz. Tuttavia, come forse lascia intuire il nome stesso dell’album, che in inglese dovrebbe essere tradotto con un beatlesiano “Here, There and Everywhere”, la band messicana vuole rivendicare provocatoriamente le proprie radici rock.
Il primo spezzone è un estratto di sei brani da un concerto a New York del 1994; cinque di questi (il sesto è un’improvvisazione) provengono da “Los Awakates de Nepantla”, album che uscì nel medesimo anno e che è forse il migliore della loro discografia assieme a “Banda Elástica 2”. Le performance sono abbastanza fedeli all’originale e ci mostrano la band ai sui apici in un momento di grande effervescenza creativa. Forse tendono più al jazz che al rock, ma riescono come pochi a personalizzare gli insegnamenti europei del Rock In Opposition e calarli nella cultura messicana. Da sottolineare il pregevole lavoro di Jose Navarro alla marimba e alle percussioni che conferisce un sapore ancora più latino ai brani. Pur nella sua complessità e non linearità, la loro musica è sempre guidata da un approccio gioioso che in un certo modo ci rende più digeribile le loro melodie sghembe. I pezzi completamente destrutturati riescono a ricomporsi nella mente ascolto dopo ascolto.
Si vola poi di 12 anni fino in Norvegia per il secondo frammento, da cui è tratta un’improvvisazione con il flauto di Guillermo Portillo a prendere la scena e un brano inedito che ci ricorda i Soft Machine.
Gli ultimi tre spezzoni sono tre tiranderos (improvvisazioni), tutte e tre a Città del Messico in anni differenti, e ognuna con un ospite differente. Si parte dal 1999 in cui sono affiancati dal sassofonista Dave Barrett addentrandosi decisamente verso il free jazz più spinto. Nel secondo del 2006 è con loro il violinista Alejandro Sanchez, in una improvvisazione meno sperimentale, ma che rimane ben ancorata alle forme free jazz.
Il disco si conclude degnamente con il tirandero più interessante,risalente al 2008, e in cui collabora nientepopodimeno che Chirs Cutler. Ovviamente basato sulla sinergia tra le due batterie, il pezzo non risulta un mero esercizio di stile, ma riesce ad avere una forza evocativa trascinante e intensa che culmina in un finale apocalittico travolgente.
Il disco ovviamente non è per tutti e forse gli stessi amanti dei primi album della band messicana potrebbero soffrire un po’ la parte d’improvvisazioni. Improvvisazioni che, per chi ha dimestichezza con la discografia del gruppo, si possono ricondurre a quelle del loro album “Catalogo De Tiraderos”.
Ad ogni modo, dopo dieci anni dall’ultimo album in studio, possiamo essere soddisfatti di tutto ciò. “Aquí, Allá y Acullá” fotografa fedelmente l’attività live di questa band, sempre in bilico fra le sue due anime: una più strutturata e una liberà e senza schemi; sempre in bilico fra rolas e tiranderos. Ora sappiamo che la Banda Elástica è viva e vegeta e a questo punto non possiamo non sperare che torni presto in studio a regalarci qualcosa di nuovo.


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Francesco Inglima

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