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BLUE ZONE Blue zone autoprod. 2012 ITA

Seppur giunti solo sul finire del 2012 al debutto discografico, i Blue Zone (da Rovigo) sono una realtà musicale formatasi nel 2002 da un'idea del cantante e tastierista Christian Usini, a cui si aggiunge il bassista Pietro Cappello. L'ingresso del chitarrista Gianluca Pagliarulo e del batterista Sandro Cappello completa la line-up che, dopo concerti e collaborazioni teatrali, è all'origine del primo album omonimo. Si definiscono promotori di un “urban rock” e accettiamo la loro definizione, preferendo, noi, quella di un cantautorato progressivo. Infatti molta attenzione è posta alle liriche, anche se l'aspetto strumentale e gli arrangiamenti sofisticati sono altrettanto importanti ma non pretenziosi. Tali caratteristiche sono quelle che definiscono meglio la proposta dei quattro ragazzi veneti. Per molti aspetti (e per chi ha saputo apprezzarne l'esordio solista) “Blue Zone” ricorda da vicino “L'uomo trasparente” di Maurizio Di Tollo (batterista de La Maschera Di Cera): un album garbato che non disdegna incursioni in un ambito di pop raffinato e che fa dell'attenzione al dettaglio ed alla semplice sfumatura il suo punto focale. Colori tenui ed “arie” delicate disegnano le tredici composizioni e l'anima più tipicamente progressive appare qua e là in alcuni brani. E' il caso di “Nell'ultimo respiro” (pregevole anche il testo), un delizioso pezzo con notevoli digressioni di tastiere ed orchestrazioni altrettanto valide. Ottima anche “Nulla è cambiato” (anche qui liriche splendide) con un finale emozionante grazie all'ottimo “solo” di chitarra e la breve voce recitante. Le buone impressioni si succedono in “Avamposto”, decisamente più rock e dal ritornello irresistibile. Sul finale qualche brano segna un po' il passo (la “zuccherosa” “Manchi tu”, il refrain un po' banale di “Qui non viene nessuno mai”) ma lascia inalterato il giudizio su un lavoro molto ben realizzato e che, per le sue caratteristiche, potrebbe benissimo essere sdoganato anche in circuiti maggiori di quelli di solito destinati (purtroppo) al progressive.


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Valentino Butti

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