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HYDRA PROJECT After the sea autoprod. 2013 ITA

E’ un interessante rock sinfonico, abbastanza muscoloso, al punto di avvicinarsi spesso al prog-metal, quello che ci propone Dario Giannì con gli Hydra Project, in questo minicd che dura circa ventisei minuti. Stiamo parlando, in effetti, di quello che potremmo definire come gruppo aperto che ruota attorno a Dario, bassista, tastierista, compositore e produttore, che si circonda, per l’occasione, di ben dieci collaboratori, tra cantanti e strumentisti.
Si parte con la tensione di “Intro”, solenne all’inizio e con un finale dai curiosi spunti elettronici che si uniscono alle tastiere maestose. Si entra nel vivo del lavoro con la title-track, poco più di cinque minuti guidati inizialmente da una chitarra hackettiana, che dopo un po’ comincia a scaricare robusti suoni metal. Il brano prosegue in questo saliscendi, alternando romanticismo (anche per merito delle buone melodie vocali) e aggressività. “This place needs revolution” porta avanti le lezioni imparate dai Dream Theater e precede il quarto brano “Song for nothing”, che è forse il vertice del cd, caratterizzato da una costruzione elegante, dai ritmi più compassati, da un sound a tratti genesisiani, e dal piacevole connubio tra la voce di Giulia Parisi ed il sax di Bruno Ceretto, che portano al sorprendente finale in cui si passa da un assolo di chitarra à la Pat Metheny, a voli tastieristici, alla conclusione affidata unicamente al sassofono. “Free forever” e “Some fires” chiudono il lavoro strizzando un po’ l’occhio ai vecchi Marillion, con un new-prog abbastanza tirato e che, specie con il secondo brano citato, prova anche ad offrire una certa orecchiabilità.
Giannì e compagni si muovono nel siracusano e con questo cd dimostrano di avere interessanti potenzialità. Forse una maggiore “linearità” della proposta gioverebbe, perché queste sei tracce, anche se ben suonate, non mostrano una grande omogeneità e si rischia di rimanere un po’ spiazzati quando si passa da una certa vena melodica a sonorità più irruenti (e viceversa), o anche quando le tastiere, seppur per brevi momenti, vanno a creare suoni elettronici. E’ un’autoproduzione e si sente, ma come punto di partenza è sicuramente positivo. Vedremo come Giannì svilupperà questo progetto che con piccoli accorgimenti potrà rivelare piacevolissime sorprese.


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Peppe Di Spirito

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