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DREAM THE ELECTRIC SLEEP Heretics Dream The Electric Sleep 2014 USA

Personalmente non ho mai amato più di tanto gli U2 ed in tempi più recenti non sono mai riuscito ad entrare in piena sintonia con i tormenti esistenziali di Radiohead, Sugor Rós o con le patinate produzioni pop di Coldplay e dei più ambiziosi Muse, bands che in effetti hanno ispirato in una certa misura la realizzazione anche di questo secondo album dei Dream The Electric Sleep, gruppo originario del Kentucky ed impegnato in un interessante hard-neo progressive ad ampio respiro, dalle tinte epiche e romantiche.
I DTES, formati nel 2009 ed autori di un discreto disco d’esordio uscito nel 2011, “Lost And Fone Forever”, sembrano legati alla cultura alternative rock ma la sostanza di “Heretics”, anch’esso autoprodotto, è quella di un art-progressive rock che guarda ai cari grandi antichi, in diversa misura, come King Crimson, Moody Blues (almeno nello spirito ed in qualche idea orchestrale), Pink Floyd (o forse dovrei dire Roger Waters)... ed in tempi più recenti i Rush dell’ultima fase e gli onnipresenti Porcupine Tree/Steven Wilson. Album strutturato in cinque mini-suites abbastanza omogenee e compatte nello stile, “Heretics” fa dell’intensità concettuale il suo punto di forza: l’impasto sonoro di rock sinfonico dalle tinte folk, unito con abbondanti dosi di a.o.r. contemporaneo (appunto, Coldplay e Muse) e di altri riferimenti alternativi, più o meno occulti e riusciti, dai Cave In a VAST per arrivare fino alle ultime incarnazioni degli Anathema, riesce a dare risultati mediamente più che gradevoli, specialmente in presenza di liriche interessanti o comunque intelligenti. I Dream The Electric Sleep puntano ad evocare atmosfere grandiose, talvolta apocalittiche: la tecnica dignitosa e basilare dei tre musicisti non ci trascina verso progressioni solistiche funamboliche ma funge piuttosto come strumento descrittivo... I pezzi migliori sono quelli più introspettivi e lenti, un paio di brani tendono a lambire atmosfere vagamente neo-folk, insieme ai pochi brani in cui le tendenze più heavy dei DTES si manifestano realmente in esplosioni sonore cariche di rabbia ed inquietudini, nelle lunghe code strumentali, che siano parti cadenzate doom rock (Black Sabbath... anzi, Soundgarden!), oppure in avvolgenti e dense evoluzioni sinfoniche, comunque sempre velate da un percettibile senso di malinconia ed amarezza...
I momenti meno interessanti di “Heretics”, mi ricollego all’incipit della recensione, ovvero la mia tendenziale avversità verso certe sonorità, sono ovviamente quelli in cui Matt Page, chitarrista, cantante, tastierista e mente principale dei Dream The Electric Sleep, cerca di intrattenerci con melodie semplici ed accattivanti senza approfondire troppo il discorso strumentale, tanto da risultare a tratti un pochino stucchevole... Non posso fare a meno di percepire una vaga fragilità, un senso di effimera volatilità tipica dei “classici” del pop contemporaneo... qualcosa che si ascolta pure volentieri ma che alla fine rischia di lasciarci poco da ricordare... Comunque, “Heretics” rimane nel suo complesso un buon album, un po’ altalenante nella resa sonora ma infine soddisfacente.


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Giovanni Carta

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