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FALENA L'idiota autoprod. 2014 ITA

Qualche anno fa ci avevano già provato i J’Accuse. Fare un disco con sonorità e strutture non facilmente catalogabili e che incorporassero caratteristiche comuni al prog come alla scena indie-alternative. I Falena seguono una direzione simile. La
title-track d’apertura fa subito capire il terreno su cui la band intende muoversi, con chitarre incendiarie e ritmi sostenuti, mentre le tastiere allentano solo un po’ la tensione. E’ un suono sporco, ma attraente, ruggente, che fa intravedere il metal dietro l’angolo, ma senza mai raggiungerlo veramente. Poi arriva il secondo brano “Il destino è coperto da…”, con tastiere e flauto a contrastare i suoni più duri, nella creazione di un hard-prog al contempo sanguigno e intelligente. Il vortice di cambi di tempo di “La ricerca del nulla” è uno dei momenti più vicini al prog e sembra di ascoltare dei Rush più “cattivi” e meno tecnici. Tra i pezzi forti dell’album c’è sicuramente “Una strana sensazione”, che ha un andamento stravagante, vagamente anni ’70, anche qui con variazioni ritmiche e poi con un canto enfatico e teatrale, che sembra a volte scanzonato e a volte più tormentato. Discorso simile per “Cibo di uomini”, bella tosta nella prima parte e vicina ad un folk-rock molto particolare nella seconda, nel quale si possono anche avvertire lontani echi tulliani. “Es!” si apre alla melodia, ma lo fa in maniera tutt’altro che banale, con linee di flauto accattivanti, accelerazioni e crescendo coinvolgenti e mai spericolati e sonorità eccentriche e quasi psichedeliche. Quasi come prosecuzione di questo brano arriva “Spazi vuoti”, che conclude l’album con una ricetta che prevede un po’ di Pink Floyd, un po’ di cantautorato moderno, un po’ di Led Zeppelin e un po’ di digressioni strumentali in cui la chitarra si erge a protagonista solenne. Attivi dal 2003, con “L’idiota”, loro secondo album, i Falena (Emiliano “Toro” Sellati alla voce, Alessandro “Sandro” Fusacchia e Marco “Zorfo” Rusignuolo alle chitarre, Marco “P” Peschi ai sintetizzatori e al flauto traverso, Andrea “Micio” Trinca al basso e Rossano “Cico” Acciari alla batteria) hanno puntato su un lavoro compatto e carico di energia, tra cascate di note chitarristiche ed ampio uso di parti cantate che contribuiscono a incrementare il vigore del sound. Soprattutto, i Falena si dimostrano un gruppo dalla spiccata personalità, che avrà anche molteplici influenze, ma che è difficile far rientrare in un genere preciso e questo disco rispecchia in pieno quanto appena detto. Si tratta infatti di un tipo di musica per il quale i termini di paragone scarseggiano (e questo è sicuramente un gran pregio); per i recensori penso sia davvero difficile poter inserire un “somiglia a” in un articolo dedicato alla proposta dei Falena e l’invito a dare una chance a questi ragazzi è quasi obbligato. Vediamo cosa ci riserverà la band in futuro e l’anticipazione più succosa è quella di un progetto in cui ha intenzione di realizzare un’opera rock basata sul “Frankenstein” di Mary Shelley.


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Peppe Di Spirito

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