Home
 
RØSENKREÜTZ Back to the stars Andromeda Relix/Opal Arts 2014 ITA

Una one-man band? Non esattamente. Piuttosto un progetto organizzato e diretto dal polistrumentista Fabio Serra, impegnato con chitarra, tastiere, basso e voce, oltre che come compositore. In oltre venticinque anni Fabio è stato attivissimo come tecnico negli studi di registrazione, ma parallelamente si è anche dedicato alla musica suonata, facendo parte di diversi gruppi amatoriali, prima di arrivare alla creazione del progetto Røsenkreütz. Dopo un lungo periodo di gestazione il 2014 vede finalmente l’uscita dell’album, coinvolgendo il bravo cantante Massimo Piubelli alla voce, Gianni Sabbioni al basso e Gianni Brunelli alla batteria, oltre che vari ospiti, tra i quali spicca il nome di Cristiano Roversi dei Moongarden, impegnato al Chapman Stick su un brano. Fabio dimostra con questo disco di aver ascoltato ed assimilato per bene un bel po’ di classici del prog e di voler in qualche modo rinvigorire il sound caldo tipico dei seventies, irrobustendo un po’ certe sonorità e puntando su una registrazione particolarmente pulita. Si parte con “Signals in the water”, pomposa e aggressiva al punto giusto, con un sound pulito e tecnologico ed il mix riuscito di prog e hard rock, facendo attenzione anche ad una certa orecchiabilità. Nei suoi otto minuti, “Sitting on the edge of heaven” mantiene le caratteristiche del primo brano, con una certa irruenza e con richiami ai Kansas, eppure si ravvisano ottimi intermezzi in cui si ascoltano prima passaggi classicheggianti guidati dalle tastiere e poi solo armonie vocali in pieno stile Gentle Giant, riuscitissime! Più dirette, invece, “Conditioning” e “Nothing more in you”, che sanno tanto di AOR, abbinando linee melodiche di impatto e discrete trovate strumentali. “Childish reaction”, con tanto di refrain ripetuto più volte, potrebbe essere uscita da un qualsiasi album dei Spock’s Beard, roba da “bignami del prog”, come qualcuno definì la musica della band americana qualche tempo fa e precede una sorprendente cover di “I am the walrus” dei Beatles, che, suonata in maniera leggermente più rallentata, con chitarre acide e qualche suono sinfonico, fa un piacevolissimo effetto. In chiusura, troviamo la suite “Back to the stars” (diciassette minuti e mezzo), che parte con piano e voce, ma ben presto si trasforma in una grande cavalcata prog con tutte le caratteristiche che piacciono in una composizione di ampio respiro, con cambi di tempo e di atmosfera, aperture orchestrali, impasti elettroacustici ed echi di Genesis, Yes, Marillion, Emerson, Lake & Palmer. “Back to the stars” è il classico disco che sa tanto di “studiato a tavolino” per filo e per segno e in ogni piccolo dettaglio. Formalmente il lavoro è ineccepibile e può suscitare anche un forte entusiasmo iniziale. A ripetuti ascolti mostra piccole crepe in cui si avverte un po’ di stanchezza e poco calore, ma nel complesso si tratta di un album valido, con soluzioni spesso accattivanti e che può trovare con facilità i favori di una larga fetta di ascoltatori.


Bookmark and Share

 

Peppe Di Spirito

Collegamenti ad altre recensioni

RØSENKREÜTZ Divide et impera 2020 

Italian
English