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HUMANA PROG Fiori frutti farfalle AMS 2014 ITA

Le origini di questo progetto risalgono addirittura al 1973! In quell’anno il cantante Paolo Farina, autore del celebre brano dei Maxophone “Al mancato compleanno di una farfalla” registrò in maniera amatoriale, con alcuni amici, “Fiori frutti farfalle”, un lungo brano di sedici minuti. A trentuno anni di distanza, Farina recupera quella sua composizione, la fa diventare una vera e propria suite di venti minuti e crea un album, a nome Humana Prog, contenente altre canzoni scritte da lui stesso nei primi anni ’70 e rimaste inedite fino ad oggi. A coadiuvarlo, numerosi musicisti pugliesi e milanesi, impegnati soprattutto con strumenti acustici e a percussione. Già la copertina, con disegni coloratissimi, rimanda chiaramente all’epoca dei figli dei fiori, ma anche la musica e i testi trasmettono calore e serenità e contribuiscono a rievocare un po’ i sogni di una generazione che al grido di “peace and love” esprimeva davvero (anche se, con lo sguardo di oggi, in maniera un po’ ingenua), tutta la sua voglia di libertà, di aggregazione e di ribellione. La suite che dà il titolo all’album e che lo apre è bellissima! Un inizio bucolico, articolato tra chitarra acustica, flauto e violino, ci fa immergere immediatamente in un folk-prog di enorme fascino. Dopo i due minuti entra in gioco la voce di Farina, convincente e che contribuisce a farci fare un tuffo nel passato; poi, quando attacca la batteria verso i tre minuti la composizione si vivacizza ulteriormente. Fino alla fine di questa magica suite l’orientamento resta prevalentemente acustico, ma i cambi di tempo e di atmosfera, alcuni spunti di chitarra elettrica e l’intervento di tastiere a creare, qua e là, scenari sonori suggestivi si amalgamano alla perfezione nel sound pastorale che c’è alla base. Francamente è difficile individuare paragoni precisi. Di certo si avverte quel calore mediterraneo tipico di gruppi come Celeste, De De Lind, Locanda delle Fate, Pierrot Lunaire, anche se il tutto, rispetto a questi artisti, viene indirizzato verso una chiave acustica decisamente intrigante e piena di feeling. Il cameo al clavicembalo di Sergio Lattuada dei Maxophone, poi, è la ciliegina sulla torta che rende ancora più bella una composizione di straordinario spessore artistico. Purtroppo, però, il resto dell’album, comprendente altre sei tracce di breve durata (dai due minuti e mezzo ai cinque minuti) non mantiene gli stessi standard. Non che si tratti di brani scadenti, ma c’è un orientamento più melodico e cantautoriale che non convince del tutto. Qualche spunto dal sapore vagamente orientale in “Cerca in te” e il bell’accompagnamento degli archi nella conclusiva “La ballata degli amici perduti” appaiono un po’ più interessanti, ma l’ossatura forte del disco resta la suite iniziale. Volendo semplificare un po’, si potrebbe metterla così: voto alla suite 9; voto agli altri brani 6; media 7,5. Poi, se si preferisce, si possono sempre mettere in riproduzione continua i venti minuti della title-track



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Peppe Di Spirito

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