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RETSAM SURIV Danger Azafran Media 2014 ARG

La creatura dei due italo-argentini Del Giorgio – Cristian (tastiere) e Vilma (voce) – rimescola le carte e torna col successore di “Exégesys”, esordio che nel 2009 aveva ottenuto ottimi apprezzamenti. Fondata dal tastierista nel 2002, la prog-metal band di La Plata (che letta allo specchio diventa “Virus Master”) aveva cominciato con dei session-men che accompagnavano i due protagonisti di cui sopra, fino ad approdare verso un’apparente stabilità che permise di esordire, come detto, tra tanti consensi di pubblico e critica. Solo che “Danger”, oggi, vede coinvolti dei nomi completamente diversi che, tanto per dovere di cronaca, appaiono come degli evidenti oriundi italiani. Soppiantata definitivamente anche la figura del sassofonista, il sound viene incentrato sempre più sui due Del Giorgio, con le trovate tastieristiche dell’uno e gli acuti ficcanti dell’altra. Probabilmente il genere affrontato, da quel famoso “Images and words” (1992) dei Dream Theater ad oggi, si è sviluppato in tutte le sue sfaccettature e quindi sembra ormai estremamente difficile trovare schemi che alla lunga non sappiano di già sentito chissà quante volte; non che gli argentini in questione siano un’eccezione, ma come buona parte delle compagini musicali di etnia ispanica presentano un cipiglio contagioso, un “nerbo” trascinante tipico della loro sfrenata irruenza (nel bene e nel male…). Il manifesto di tutto ciò lo si ritrova nei quasi dodici minuti di “9:15”, pezzo articolato che mette in risalto la sezione ritmica composta da Charly Palermo (basso) e Javier Fraccione (batteria), in cui fa irruzione la chitarra jazzata di Miguel Carrasco, toccata con la leggerezza e la velocità di un suonatore di flamenco, lasciando campo libero alla smodata enfasi vocale, i cui acuti finali portano alla mente le melodrammatiche immagini di una donna che urlando d’amore nella tempesta si butta giù da una rupe. Ovviamente a picco sul mare.
Il ruolo centrale di Cristian Del Giorgio lo si evince facilmente in pezzi come la strumentale “Alto voltaje” posta all’inizio o nella semi-ballad “Siento”, che sfiora i dieci minuti (c’è da riportare che qui la chitarra solista di Carrasco presenta un suono un po’ troppo “terroso”); le tastiere, infatti, fanno il brutto ed il cattivo tempo, dando ritmo e verve ai brani sia con i synth che col pianoforte, sfruttando soluzioni che svariano tranquillamente dall’ambito classico a quello più swing.
Ci sono poi altri due pezzi lunghi, “Amenazas de un final” e “Un mundo diferente”, rispettivamente di otto e nove minuti. Il primo si apre con una ritmica pesante, tipica dei ‘Theater primi anni ’90, per poi diventare subito una narrazione struggente tipicamente latina (anche italica, si badi bene), cantata sempre con acuta enfasi (si potrebbe pensare alla nostra Sophya Baccini…), intramezzata dalle acrobazie tipicamente prog-metal; la seconda è invece un autentico grido di ribellione al destino e all’ingiustizia imperante, in cui si accentua la teatralità anche tirando fuori vecchie trovate Malmsteeniane, emblema a suo tempo di un certo tipo di musica dura e “barocca”.
Si spera che questi argentini riescano finalmente a trovare una stabilità di formazione e quindi un equilibrio definitivo, che già così promette comunque bene. Se magari ci fossero più assoli di chitarra, resi con suono limpido, e la brava Vilma strillasse un po’ meno, sfruttando ed esplorando ogni tanto anche altre tonalità, i Restam Suriv sarebbero uno di quei gruppi da attendere con piacere ad ogni uscita discografica.
Potrà sembrare un’affermazione azzardata, ma ad oggi pare proprio che solo il Sud America, con il proprio desiderio di emergere, sia in grado di dire ancora qualcosa che alla lunga non annoi in un campo così standardizzato come il prog-metal (che non se la prendano a male i tanti professionisti che con impegno e serietà si cimentano nel genere. Anzi, vuole essere un incentivo a migliorare). È come l’immagine di quegli incoscienti che ingaggiano un duello senza speranza con un esercito armato fino ai denti e meglio organizzato; magari perderanno, ma un giorno la Storia si ricorderà di cotanto eroismo.


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Michele Merenda

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