Home
 
MERGING CLUSTER Merging cluster (EP) autoprod. 2014 ITA

Poco più di mezz’ora di musica e quattro brani di ampio respiro in questo interessante dischetto che ci fa conoscere i Merging Cluster, quintetto italiano di belle speranze. In realtà, non si tratta proprio di una band inesperta, visto che due quinti della formazione, Gabriele Marconcini (voce) e Emiliano Galli (tastiere) hanno dei trascorsi nei Biofonia, band che si è fatta apprezzare a partire dai primi anni del nuovo secolo. Completano la line-up Gianfilippo Innocenti (chitarre), Roberto Manzani (basso) e Marco Casalini (batteria). Gli arpeggi di chitarra che aprono “The shadow line” sono una bella introduzione d’atmosfera per un brano caratterizzato da piacevoli saliscendi ritmici, che permettono l’alternanza di sfuriate aggressive della sei corde, passaggi più melodici in cui emergono maggiormente pianoforte e voce e momenti d’insieme sicuramente suggestivi, nei quali degni di nota sono anche degli spunti tastieristici abili e moderni. E’ un approccio intrigante, con il quale il gruppo sembra voler cercare una via personale legandosi contemporaneamente al rock sinfonico e al prog-metal in un’ottica comunque attuale, che ben poco si appoggia alla nostalgia o a sonorità ruffiane. La conferma è data dalle tracce successive, che si mostrano anche migliori, a dimostrazione di un certo talento sia esecutivo che compositivo e di una maturità magari non completa, ma sicuramente apprezzabile in un gruppo che è comunque alla prima prova discografica. Se una “Peak of ephemeral light” riesce a catturare con una certa immediatezza e con atmosfere che sembrano mantenersi equidistanti tra i Marillion e quegli artisti di casa alla K-Scope, a partire da Steven Wilson, ecco che i dieci minuti di “Subjective doubles syndrome” mostrano con efficacia le qualità dei Merging Cluster: ancora Marillion tra i riferimenti (soprattutto per le parti vocali, con la voce di Marconcini che riesce a rievocare il Fish d’annata), ma anche voli floydiani, heavy-prog à la Fates Warning e intriganti impasti elettroacustici in una costruzione non banale e pronta a sorprendere. Chiude il cd “Gift underserved”, forse il brano più affascinante, con quelle tastiere a creare scenari ipnotici in apertura ed un crescendo coinvolgente, non distante da certo new-prog d’annata. Forse non convincono del tutto la qualità di registrazione ed il mixaggio, con i vari strumenti che non sempre sembrano bilanciati nel migliore dei modi, ma in futuro si potrà lavorare meglio anche da questo punto di vista. Intanto possiamo affermare che questa interessante autoproduzione fa capire che siamo di fronte ad un gruppo autore di un buon esordio e dalle discrete potenzialità, che con piccole accortezze può rendere ancora più attraente la propria musica e scalare posizioni nell’attuale panorama del prog italiano.


Bookmark and Share

 

Peppe Di Spirito

Collegamenti ad altre recensioni

BIOFONIA La Stanza - Anno 1 / Marte 2005 

Italian
English