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EPISCOPIO VISTARAMA Episcopio vistarama autoprod. 2014 ITA

Dalle belle terre di Chiusi e Chianciano Terme, rinomate per i retaggi etruschi e le terme ma finora maggiormente note ai più distratti solo grazie all’omonima stazione ferroviaria, giunge l’esordio discografico di questo gruppo dal nome apparentemente misterioso ma che dovrebbe solleticare la memoria di molti ultra-quarantenni, dato che è preso da un proiettore giocattolo che rappresentava il sogno di molti adolescenti dei tardi anni ’60 e ’70. Il gruppo rende ben chiaro quindi, già a partire dal nome che si è scelto, il suo intento di far proprie le atmosfere di quegli anni, esplorate musicalmente fin dai primi anni di attività (il gruppo si è formato nel 2008) coverizzando Camel, Genesis, EL&P, Gentle Giant, King Crimson, Caravan ed altri. Giunti infine al momento di comporre materiale proprio, i quattro non dimenticano le lezioni apprese ma non si limitano a riproporre in modo pedissequo gli stilemi dei maestri, riuscendo ad aggiungere alla propria personale miscela musicale altre influenze meno classiche e un proprio tocco personale, con dei testi a volte stralunati e di certo non banali.
L’album inizia con la cavalcata in stile Prog classico di “SVArovski lunar crystals”, un brano accattivante e decisamente divertente in cui i riferimenti genesisiani sono costantemente in agguato, non disdegnando similitudini anche con EL&P, Yes o IQ. A questo segue, con un’introduzione di flauto, l’unico pezzo del lotto cantato in italiano, “Longitudinale”, musicalmente però sullo stesso stile del precedente. A proposito del cantato, questo rappresenta secondo me un punto di attenzione di questo album; la voce di Andrea “Ðiath” Paolessi è senza dubbio valida e gradevole, melodica ma potente; purtroppo la pronuncia inglese lascia però a volte a desiderare. E’ la volta poi di “D.L.T.F.E.Y.D.”, una scheggia musicale quasi rumoristica che in un certo senso fa da spartiacque verso la seconda parte dell’album, dalle fattezze un po’ diverse dai due brani iniziali. “Ubi maior minor cessat” è una mini-suite dai connotati abbastanza eclettici che inizia in maniera molto tranquilla per poi andare in crescendo con sonorità un po’ psichedeliche, con una buona chitarra fuzzy. Da esso si prosegue nella traccia conclusiva (“Gipron-B”) in cui il gruppo pare voler cancellare tutto quanto fatto finora con un brano in cui le somiglianze principali vanno in direzione dei Cardiacs, di Zappa e addirittura del punk balcanico, con un testo bizzarro ed un refrain finale urlato con foga e non ripetibile in queste righe. Sicuramente una composizione strana, volutamente eccessiva, che lascia certamente spiazzati ma non delusi, rappresentando un’altra faccia del gruppo comunque coerente e riconoscibile con l’altra che avevamo apprezzato in apertura di CD.
Il disco finisce qui… anzi no; c’è tempo per una lunga ghost-track, intitolata “The Slump”, dai connotati garage e psych, pur stemperati, come sempre, da delle belle tastiere (anche se non vintage). L’album d’esordio degli Episcopio Vistarama adesso è davvero concluso; non si può certo dire che si tratti del solito dischettino di quarantenni appassionati che ripropongono senza grossa fantasia gli stilemi Prog (come ne abbiamo visti… magari anche con risultati apprezzabili, per carità). Il gruppo della provincia di Siena invece cerca di mettere sul piatto qualcosa di creativo, sicuramente godibile e che difficilmente, anche durante l’ascolto, lascia intuire le mosse immediatamente successive. Si tratta di una bella e gradita sorpresa cui -spero- verrà dato prima o poi un graditissimo seguito.


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Alberto Nucci

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