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GLAD TREE Onda luminosa autoprod. 2015 ITA

I Glad Tree sono un trio acustico costituito da una vecchia conoscenza del progressive italiano, Marcello Capra, in passato chitarrista del primo album dei Procession, da un flautista e da un percussionista indiano virtuoso delle tabla e del canto. La musica di questo gruppo dalla formazione ridotta all'essenziale è, prevedibilmente, un viaggio nel mondo della world music che non ha molto a che vedere col progressive, mentre può ricordare varie realtà che da decenni si muovono in un ambito che passa dall'essere un po' freakettone all'essere colto, con tutto ciò che si può immaginare esistente tra i due estremi.
Meno prevedibile è invece il risultato, molto riuscito e godibile. Gli strumenti si integrano alla perfezione e senza esitazione nei virtuosismi presenti in tutti i brani, a dimostrazione dell'affiatamento invidiabile tra i musicisti, i quali hanno realizzato il tutto principalmente in diretta, come un live in studio, concedendosi solo poche sovraincisioni. "Danza verde" è un esempio perfetto, con la chitarra di Marcello Capra che suona una vorticosa linea melodica doppiata da Kamod Raj Palampuri con i suoi vocalizzi prodotti da lingua e labbra in maniera percussiva. "Marmaris-Danza turchese" è invece un bellissimo brano che inizia con una lungo intro di solo flauto, da ascoltare a tutto volume per godere del suono penetrante dello strumento. Quando entra la chitarra, questa crea un tappeto sonoro che ricorda la tampura, strumento tradizionale indiano che nei raga funge da bordone e accompagnamento al sitar, in un tentativo da parte di Marcello Capra di ricreare questi suoni. Lo stile del chitarrista (e principale compositore), basato sull'uso del plettro per ottenere un suono potente, ricco e aspro, è fondamentale nel caratterizzare l'album ma la sintesi finale è chiaramente una somma dell'abilità e della sensibilità del trio nel suo insieme, il quale è riuscito a trovare in maniera egregia una via che unisce il mondo orientale e quello occidentale. Molto belle anche "Soul raga" e "Aura", che portano alla mente ipnotiche atmosfere sperimentali degli anni '60.
In chiusura, c'è tempo addirittura per un frenetico blues suonato e arrangiato come un ponte tra i continenti, con protagonista Lanfranco Costanza ad alternarsi tra l'armonica ed un flauto che sembra quasi il canto di un uccello coi suoi trilli e vibrati, e i restanti musicisti che si ritagliano ciascuno uno spazio per celebrare la fine di un album da ascoltare a mente aperta.



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Nicola Sulas

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