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SERPENTYNE Myths and muses Serpentyne Music 2014 UK

Il folk-rock di una volta era quello legato a nomi e artisti che hanno fatto la storia cercando nuove strade e mescolando caratteristiche appartenenti a stili diversi, come Fairport Convention, Pentangle, Steeleye Span, Sandy Denny, Fotheringay, Lindisfarne, Trees, ecc. Ma ai giorni nostri come può una band cercare soluzioni che possono sembrare personali e innovative partendo da brani legati a tradizioni secolari e dalla musica medievale? Una possibile risposta sembra quella data dai Serpentyne, che con “Myths and muses” sfornano il loro secondo album, che raccoglie una serie di brani incentrati su figure femminili, legate alla mitologia e all’epica e spesso rappresentanti donne guerriere. Questa band britannica parte da timbri acustici, con temi, suoni e melodie legati al folk e crea poi una commistione con ritmi elettronici, tastiere e chitarre elettriche. “Boudicca”, che apre il disco fa già capire a cosa si va incontro, con questa base melodica che rimanda al medioevo, un po’ come hanno fatto anche i Minimum Vital, ma anche con questi ritmi ossessivi e sintetici, che, in realtà, sembrano un po’ fare troppo contrasto con il resto. Durante l’ascolto, alla fine, ci si rende conto che le cose migliori sono proprio quelle più “pure”, quelle in cui la delicatezza della strumentazione acustica non viene macchiata dalla voglia di modernità, o quelle in cui vengono ripresi brani tradizionali. Esemplari, in tal senso, “Alexandria” (probabilmente il pezzo migliore del cd), la prima parte di “Gaudete” e “Je vivroie liement”. Sicuramente è curioso ascoltare strumenti come la ghironda, il bouzouki, il didjeridoo, il flauto, il violino, il djembe, le cornamuse, ecc. incrociarsi con effetti elettronici e campionamenti così marcati; sembra quasi che l’obiettivo dei Serpentyne sia quello di avvicinare il folk-rock storico, o quello più recente di Loreena McKennitt e Blackmore’s Night, con gli esperimenti più vicini ai giorni nostri di space-rock degli Ozeic Tentacles e delle magie elettroniche degli Orb. Il gruppo sembra un ensemble aperto che ruota attorno a due figure molto carismatiche: Maggie-Beth Sand, cantante e compositrice la cui voce cristallina è sicuramente il punto di forza dell’album, e Mark Powell, polistrumentista e compositore che pure mostra discreto talento. Non mancano le buone intuizioni e di certo i due artisti fanno vedere un certo coraggio; questa voglia dei Serpentyne di unire vecchio e nuovo, di far avvicinare delle forme medievali di musica e canzoni ad un qualcosa di più moderno, è anche ammirevole, eppure c’è qualcosa che stride, forse perché far convivere dei mondi molto distanti tra loro non è così facile.



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Peppe Di Spirito

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