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URBAN NOMAD Urban Nomad Rock Barn Records 2013 CAN

I canadesi Urban Nomad hanno dato alle stampe questo mini album registrando la musica nel salotto di casa, riuscendo nell’intento di mettere in circolazione un lavoro gradevole, leggero, ma non disimpegnato, e con una qualità di registrazione tuttavia sufficientemente decente. Dopo di ciò, il gruppo ha subito degli aggiustamenti di formazione, ha cambiato nome in Teleharmonium (un nome impegnativo per una giovane band prog canadese…) e pubblicato un album nel 2014. Ma questa è un’altra storia…
Veniamo invece ad analizzare questa release; mini album, dicevo: in effetti il dischetto qui presentato dura appena 32 minuti e consta di 3 lunghe tracce, la più lunga delle quali è una suite a sua volta suddivisa in 3 titoli più brevi. L’avvio di “Falling into blue” è caratterizzato da un piano elettrico che ci fa balzare subito in mente i Supertramp; in verità il brano si sviluppa con sonorità prog sinfoniche con venature jazz e, talvolta, blues, con ritmiche brillanti e delicate melodie, con un cantato assicurato dal tastierista Will Neufeld. Occasionalmente la voce del batterista James Neufeld si unisce a quella del fratello per un cantato a due voci che accresce l’impasto sonoro generale. Dopo i Supertramp, la seconda traccia (“Between two Worlds”) ha un forte sapore crimsoniano e vede peraltro incrementare la componente di jazz/fusion nella musica del gruppo; il brano è dinamico, quasi hard, con una chitarra spesso aggressiva che duella di spada con le tastiere.
Se i primi due pezzi si attestavano sugli 8 minuti di durata, la suite finale (“Living in exile”) sfiora i 15 minuti ed è, come detto, suddivisa in tre movimenti. A mio giudizio si tratta, di gran lunga, della migliore delle tre composizioni presenti sul dischetto, combinando sicuramente il meglio di quanto ascoltato finora, dilatando le atmosfere ed allungando i vari temi musicali su cui si articola la suite. Le ritmiche sono ancora energiche e dinamiche, però, nulla di annacquato… se non il cantato che sulle tonalità alte zoppica un po’.
In definitiva un discreto CD; nulla di imperdibile, qualcosa da rivedere (e che verrà rivisto con la seconda incarnazione del gruppo di cui si diceva in apertura) ma sicuramente una mezz’ora di simpatico jazz/Prog sinfonico.



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Alberto Nucci

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