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THIRD QUADRANT Re:generator Rock Cottage Records 2016 UK

L’ultima traccia dei Third Quadrant la avemmo nel lontano 1988, in occasione della pubblicazione, solo su cassetta, del loro secondo album, unico successore (finora) dell’esordio del 1982 (“Seeing Yourself As You Really Are”), apprezzato più per la sua rarità che per le effettive qualità musicali. “Layered” venne peraltro ristampato su CD, pochi anni più tardi, dalla Mellow Records. Il gruppo, in effetti, non era certo tra i più apprezzati del New Prog britannico, sia per le sonorità, un po’ distanti dalle caratteristiche della maggior parte delle bands facenti parte della corrente, che per una effettiva scarsità qualitativa di quanto proposto.
Dopo tutto questo tempo, tre quarti della formazione che ha registrato “Layered” (che, per inciso, era un pelino superiore al primo LP) si sono uniti nel 2012 a due nuovi musicisti (Shaun Bailey -chitarra- e David Forster -tastiere e theremin-) per dare vita a un terzo capitolo della storia dei Third Quadrant (escluso un demo uscito nel 1981). Di lì a poco verrà messo in circolazione un live bootleg (“Live 2012”) ma la vera attesa era per l’album in studio, pubblicato finalmente nella primavera del 2016.
La musica proposta è grosso modo ancora la stessa, ovvero un Prog sinfonico dalle atmosfere spesso dilatate e spazial/psichedeliche, con qualche strizzata d’occhio (meno evidenti su questo nuovo lavoro) alla new wave. I suoni si sono fatti più maturi e decisamente meno grezzi e ruvidi rispetto al primo LP, più raffinati e la band tutto sommato pare non risentire eccessivamente dei quasi tre decenni di stop. I primi brani dell’album hanno un vago sentore floydiano che fluttua al di sopra delle note quasi eteree e siderali. “Bell:106”, “Carbon:14” e “62:miles” sono i titoli d’apertura che, senza fretta, ci introducono alla nuova incarnazione della band, con due tastieristi, suoni lenti, cambi di tempo tutt’altro che numerosi e repentini (il 4/4 impera). “Page:217” è più rockeggiante e la chitarra si fa più distorta, con un andamento in crescendo che solleva decisamente il climax dell’album in vista dei 19 minuti di “Deadstar:1”, senza dubbio la composizione su cui la band punta maggiormente, anche se l’impressione è che questa sia eccessivamente dilatata ed allungata, con un finale che potrebbe essere accorciato di un po’ senza perdere molto. Più o meno stesso discorso per la pur breve “3:arth” che chiude il CD, poco più di 3 minuti di effetti sonori e suoni d’atmosfera che lasciano davvero il tempo che trovano.
Il ritorno dei Third Quadrant non tradisce di certo le aspettative di chi aveva avuto modo di conoscerli, offrendoci una musica in diretta continuità col materiale precedente, con gradevoli atmosfere e discreti suoni, ma senza fare, neanche a distanza di anni, il salto di qualità. “Re:generator” è un album che non mi sento certo di sconsigliare ma che non offre molto di più di una proposta d’ascolto di poco impegno.



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Alberto Nucci

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