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DARRYL WAY Myths, legends and tales Right Honourable Records 2016 UK

Darryl Way è uno di quei musicisti che non ha certo bisogno di presentazioni, visto che ha scritto pagine fondamentali del progressive rock quando militava nei Curved Air. Forse si conosce meno il Way successivo a quell'esperienza, impegnato dapprima con i Wolf e poi in una carriera solista. In realtà non si può dire che stiamo parlando di un artista prolifico, infatti la sua discografia solista, iniziata nel 1978, non arriva a toccare nemmeno i dieci album. E anche se negli ultimi anni è stato un po' più attivo accogliamo comunque con curiosità questo nuovo parto del 2016, intitolato “Myths, legends and tales” e dedicato ad alcuni figure mitologiche antiche e moderne che per l'occasione lo hanno ispirato. Partiamo col dire che Way fa tutto da solo: suona, come ampiamente preventivabile, violino e tastiere, ma è impegnato anche alle parti vocali e alla programmazione, quindi nessun altro musicista è intervenuto. Avere il controllo totale delle operazioni gli ha permesso sicuramente di realizzare l’album esattamente come voleva, ma non tutto è perfetto e il pensiero che qualche aiuto esterno avrebbe giovato viene naturale più volte durante l’ascolto del disco. Volendo evidenziare subito qualche difettuccio, potremmo dire che sono proprio i momenti cantati quelli che non ci convincono del tutto; non che Way abbia una brutta voce o canti male, ma di sicuro un cantante di ruolo con maggiore personalità avrebbe potuto contribuire a raggiungere standard molto più elevati.
Stiamo parlando comunque di un musicista che ha classe da vendere e ciò è dimostrato ampiamente in alcune composizioni che presentano parti strumentali di enorme fascino, come “Orpheus and the Underworld”, “Aphrodite” e la conclusiva “Prometheus chained”, nelle quali emerge un rock sinfonico magistrale, dai tratti epici e col violino elettrico in grandissimo spolvero. Se avete dimestichezza con il repertorio dei Wolf, potremmo dire che siamo più vicini alle sonorità e allo stile di “Canis lupis” che non alle esperienze con i Curved Air. Viene da chiedersi se questo parallelismo non sia stato cercato dallo stesso Way, visto che anche in questo disco si alternavano brani cantati e strumentali ed il romanticismo di questi ultimi toccava vette davvero impressionanti. Altra traccia che merita di essere menzionata è “Helter skelter” (solo un’omonimia con la celebre canzone dei Beatles), molto vivace nel suo sorprendente andamento jazz-rock.
Ad ogni modo, anche in pezzi magari non all’altezza di quelli citati e maggiormente orientati su un elegante pop-rock, o con influenze vagamente blues, Way è capace di lasciarsi andare a solos da brividi nei quali sprigiona tutto il suo talento e dimostrando che ha ancora tante carte da giocare.
Alla fine, prendendo “Myths, legends and tales” nella sua interezza si ha l’impressione che i livelli siano incostanti, tra i picchi dei brani migliori, davvero alti, e qualche momento non indimenticabile, anche se poi non si vai mai al di sotto della sufficienza. Non perfetto, ma pur tra gli sbilanciamenti qualitativi indicati un buonissimo album.



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Peppe Di Spirito

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