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SPARKLE IN GREY Brahim Izdag Old Bicycle Records/Moving Records 2016 ITA

Vivono in un mondo sonoro tutto loro gli Sparkle in Grey. Un mondo in cui sono in grado di far convivere qualsiasi cosa: post-rock, elettronica, world music, ambient, trip-hop, corrieri cosmici, timbri acustici ed elettrici e chi più ne ha più ne metta. Si sono formati nel 1999 a Milano e sono andati avanti con album e collaborazioni sempre particolari, all’insegna della sperimentazione, pronti a metamorfosi e a mutazioni con le quali hanno sviluppato proposte dalle atmosfere stravaganti ed anche per questo intriganti. Nel 2016 arriva un nuovo lavoro intitolato “Brahim Izdag”, nato però dalle sessions di registrazione di “Thursday evening”, disco uscito nel 2013, e di “Idiot savant”, split con i Controlled Bleeding. In quel periodo la loro ricerca guardava a tutto tondo e la band si lasciava catturare da influenze provenienti da tutte le parti del globo terrestre. Con questo cd gli Sparkle in Grey celebrano a modo loro, in maniera agrodolce, uno sciatore marocchino, Brahim Izdag, che partecipò alle Olimpiadi invernali di Albertville nel 1992. Molti potranno ricordare la sua prestazione tragicomica, resa celebre dalla Gialappa’s Band in “Mai dire gol“, dove le immagini delle continue e rovinose cadute, fino a quella che gli precluse di tagliare il traguardo, suscitarono l’ilarità degli spettatori. A ventiquattro anni di distanza, lo sportivo africano trova una sorta di rivincita e diventa protagonista di quest’album in cui gli Sparkle in Grey mettono in evidenza non lo sberleffo, preferendo piuttosto celebrare la perseveranza, la voglia di lottare fino alla fine, il coraggio di affrontare prove difficili. Così, Brahim Izdag diventa un simbolo per tutti coloro che non riescono ad ottenere i risultati sperati nei campi in cui si cimentano. E con autoironia, ma anche con un po’ di spirito polemico, gli Sparkle in Grey si ritengono appartenenti in questa categoria, visto che insistono nel puntare su una musica inclassificabile in un mondo nel quale per avere successo bisogna puntare sul facile ascolto, sulle banalità, su cliché e su generi ben delimitati. Il cd consta di quattordici tracce (alcune delle quali includono più parti di una stessa composizione) che mostrano alla perfezione questa voglia di andare oltre, di superare barriere, di andare avanti con qualcosa di personale consci che non tutti capiranno il messaggio portato avanti. La musica è un flusso continuo, con i brani spesso legati senza soluzione di continuità, tra note ipnotiche di chitarra elettrica, tappeti di sottofondo che creano un’atmosfera estatica, effetti elettronici di tutti i tipi, fiati a guidare marcette allegre con un che di zappiano e con la presenza costante di un violino capace di passare da soluzioni classicheggianti al folk, fino a spingersi verso sonorità futuristiche. C’è persino una tarantella rock con “Grey riot” (sì, la PFM non è così lontana in questo caso). E se la parte ritmica contribuisce ulteriormente a creare delle pulsazioni sognanti, ecco che quando ci sono gli interventi vocali si punta su melodie bizzarre con sapori di Africa e di Asia. Insomma è davvero impossibile “ingabbiare” la musica degli Sparkle in Grey in confini precisi; già all’inizio della recensione chiarivamo come la band sia in grado di spaziare in lungo e in largo e in questo caso specifico possiamo intravedere world music e Oriente, ambient e Peter Gabriel, rock moderno e tanto altro. Ma alla fine, per un disco come “Brahim Izdag”, più che le parole e i paragoni quello che conta davvero è l’ascolto. Solo così si potrà riuscire pienamente a capire che è proprio l’impossibilità di inquadrare con precisione il gruppo formato da Alberto Carozzi, Matteo Uggeri, Franz Krostopovic e Cristiano Lupo ad essere il punto di forza di una proposta così eccentrica e affascinante.


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Peppe Di Spirito

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