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AXON-NEURON Metamorphosis autoprod. 2016 USA

La biografia di questo gruppo di Akron, Ohio, ci narra che il suo primo album (“Brainsongs”, 2011) si originò da un’ultima session di commiato per salutare una parte dei componenti del gruppo che si stava per trasferire altrove. Pare che la session sia risultata così ben riuscita che venne deciso di registrare appunto un album, cosa che avvenne nel giro di pochi mesi. Da allora sono stati registrato due altri album, sempre sotto la guida di Jeremy Poparad (chitarra, basso, mandolino e principale compositore), e questo “Metamorphosis” è appunto il capitolo più recente di questa storia, portata ormai avanti da una rinnovata line-up di 6 musicisti cui si è aggregata, per l’occasione, una vera e propria orchestra da camera di 21 elementi. Quel che ne è risultato è un doppio CD, ognuno contenente 8 canzoni, in delizioso stile sinfonico con sonorità ed influenze jazz/cameristiche/folk, sulle quali spicca la graziosa voce di Amanda Rankin (entrata nel gruppo in occasione di questo album e uscitane subito dopo a seguito del suo trasferimento nel Massachussetts) che, come stile e timbrica, mi ricorda un po’ Amy Darby dei Thieves’ Kitchen.
Le 16 canzoni sono tutte di durata abbastanza contenuta, con brani mediamente più brevi nel primo dei due CD e più lunghi ed articolati nel secondo, che infatti ha anche, in totale, una maggior durata. Ognuno dei due dischetti è aperto e concluso da un preludio e un postludio, composizioni strumentali (tranne l’ultimo) di stampo classico, quasi interamente suonati dall'orchestra, con connotati a momenti più barocchi, contemporanei o minimalisti.
Tra le proprie influenze ed intendimenti compositivi la band, nella persona del suo leader Poparad, menziona anche il metal ma di metal in questa musica non ne troviamo in effetti che pochi grammi. La maggior parte delle composizioni, siano esse più brevi e semplici, sia le più articolate, sono sempre quiete e raramente up-tempo, con predominanza di strumentazione acustica. Poche le eccezioni, suddivise più o meno equamente tra il primo e il secondo CD, come l’ossessiva “Summit”, che presenta una chitarra più pesante e cupa, controbilanciata però dal solito morbido cantato di Amanda, o la più folle e frastagliata “Kafka”. Notevole anche in tal senso la crimsoniana (ma con strutture jazzy) “Suspicions” e la susseguente “Shattered”, in cui anche il cantato si fa leggermente più rabbioso.
Delicati momenti di crescendo avvengono sovente in un contesto canterburyano ed orchestrale, con sonorità melodiche e calde sempre predominanti, con linee di piano (anche elettrico) e chitarre delicate. Un esempio in tal senso è “Kronos”, splendido brano del secondo CD che mantiene tonalità controllate e sicuramente mai sopra le righe.
Talvolta le canzoni hanno un andamento quasi post-rock e la band cerca sempre di mantenere le mani libere, senza trovarsi ancorata ad un unico stile ed influenza musicale. E’ difficile infatti, se non analizzando singolarmente momento per momento i vari brani, identificare modelli di riferimento e somiglianze. E’ innegabile non fare qualche accostamento tuttavia con King Crimson, Gentle Giant o alcune cose dei White Willow, almeno per le parti più rock. Di certo quello che abbiamo qui è un bell’album eclettico che non possiamo fare a meno di segnalare tra le più belle uscite del suo anno. Le armonie e le incantevoli atmosfere che vengono create non possono che affascinare l’ascoltatore che sia alla ricerca di qualcosa di diverso dalla consueta miscela Prog più o meno standardizzata.



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Alberto Nucci

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