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ECHOTEST From two balconies autoprod. 2017 ITA/USA

Con l’avvento di internet e dei conseguenti sviluppi tecnologici si sono fatte sempre più frequenti le collaborazioni a distanza tra musicisti di diverse nazionalità. Il progetto EchoTest nasce nel 2014 dall’incontro tra due apprezzati bassisti, l’italiano Marco Machera e la statunitense Julie Slick, che ha prestato il suo strumento, tra gli altri, anche al Crimson ProjeKct e a Adrian Belew. In quattro anni di vita sono stati realizzati già tre album, l’ultimo dei quali è “From two balconies”, di cui ci occupiamo. Coadiuvati da Alessandro Inolti alla batteria e supportati da diversi ospiti (su tutti spicca il nome di Pat Mastelotto), Marco e Julie propongono una musica incentrata sui loro bassi, riempendola di effetti e dandole una colorazione molto moderna. E’ chiaro fin dalle prime battute che la loro è una ricerca con la quale vogliono esplorare al meglio le potenzialità dello strumento con cui sono impegnati, ma al contempo mostrano anche la voglia di essere fruibili e di evitare troppe diavolerie e tecnicismi. Per far ciò, Machera si fa carico anche delle parti vocali e alla fine su dieci brani saranno sette quelli cantati. Così, dal pop elettronico di “Supercell” e “Rack + ruin”, le prime due tracce del cd, si passa ad un brano che inizialmente ricorda il David Sylvian d’atmosfera, ma che ha una coda strumentale molto suggestiva, dalle sonorità non distanti da certe esperienze di Peter Gabriel. A seguire ci sono due splendidi pezzi strumentali, “Confirmation bias” che sposta il tiro prendendo ad esempio i King Crimson più potenti e “Beats in the brain”, più in odore StickMen. “The plight” è un altro dei momenti clou dell’album, con l’elettronica iniziale pronta a cedere il passo a curiose contaminazioni, inserendo un violino capace di dare un tocco classicheggiante e con break continui che permettono di attenuare la tensione che aleggia durante l’ascolto. L’elettronica congiunta a un pizzico di Radiohead caratterizza “Sense of urgency”, che precede “Pity”, un tassello molto delicato in cui piano, voce femminile e un tappeto atmosferico sullo sfondo sono protagonisti assoluti e spingono verso direzioni che possono ricordare certe pagine dei Sigur Ros. Assurdo, così, il contrasto che c’è con la successiva “Radio sayonara”, che con i suoi ritmi speditissimi e l’incedere ossessivo ai limiti del punk proprio non riesce a convincere. Il colpo di maestro è però lasciato alla fine con “Reflect/reflex”. Si tratta di una cavalcata di undici minuti e mezzo che inizia lentamente, con arpeggi di chitarra che sembrano portare in territori post-rock. Si va lentamente in crescendo e quando si aspetta una vera esplosione si viene invece ammantati da suoni elettronici e dalla potenza dei bassi e si viaggia verso un finale di grande intensità, aggressivo e fantasioso grazie anche al vivace drumming. Concludendo possiamo dire che “From two balconies” è un disco stravagante e trasversale, nel quale la voglia di sperimentare della coppia Machera – Slick spinge i musicisti a far avvicinare colori cremisi cari a Robert Fripp e pop di classe, a cercare soluzioni sonore non convenzionali, ad alternare sfondi d’atmosfera e passaggi ritmici particolarmente vivaci, a passare da suoni sintetici a timbri dal suono particolarmente caldo. Il prog è solo una delle tante sfaccettature presenti e non tutto è perfetto, considerando che qualche contrasto è così forte che sembra un po’ stonare anche in un simile contesto. Sono comunque molto apprezzabili gli sforzi degli EchoTest in questo lavoro che va ascoltato bene per assaporare al meglio le intuizioni che vedono l’abbinamento tra spirito di ricerca e immediatezza.



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Peppe Di Spirito

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