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FRANK SINUTRE The boy who believed he could fly New Model Label 2017 ITA

Ritroviamo con una certa curiosità e sorpresa questo duo mantovano formato da Isi Pavanelli e Michele K. Menghinez, la loro attività musicale evidentemente ha proseguito con la marcia giusta in questi ultimi due anni grazie ad una numerosa serie di esibizioni live nei più svariati luoghi e modi, dalla più modesta birreria alla sofisticata installazione artistica, tanto che si possono ormai contare circa duecento concerti dal 2012, tutta preziosa esperienza, insomma, che ci porta fino a questo terzo cd, realizzato stavolta per l’etichetta indie italiana New Model Label.
L’impostazione dei Frank Sinutre rimane inalterata nel dialogo tra i synth di Isi Pavanelli, compreso il curioso Reactabox da lui concepito (oltre che musicista è anche ingegnere elettronico), e la chitarra elettroacustrica di Michele Menghinez, ma i brani scritti per questo cd hanno ora una qualità differente rispetto al precedente “Musique Pour Les Poissons”: dove prima si cercava una varietà di stili anche eterogenei in cui si voleva fare riflettere una certa serenità concettuale ed espressiva, forse anche un po' ingenua nel proporre un tipo di suggestioni musicali, ora in “The Boy Who Believed He Could Fly” si intravedono più ombre a dare un minimo di oscurità alle atmosfere da synth-pop contemporaneo in cui l’usuale vena malinconica e minimale tende a farsi più adulta e consapevole.
L’impronta elettronica dei Frank Sinustre rimane inalterata con un massivo utilizzo del vocoder nel cantato, ci sono molti riferimenti a nomi che hanno fatto tendenza come Daft Punk ed Air, per andare più indietro nel tempo a riscoprire i classici Kraftwerk; c’è un marcato senso del ritmo, quasi funk, che permette di rendere accattivanti i pezzi e di tenere il tempo per una possibile diffusione radiofonica, sempre in ambito indipendente, però, “indie” rimane l’attitudine e “The Boy Who Believed He Could Fly” suona quasi ancora più sotterraneo delle precedenti produzioni dei Frank Sinutre. C’è un minimo di profondità e spessore che oltrepassa certe atmosfere ormai vetuste della scena indipendente italiana ed anche nei momenti più pericolanti l’ascolto rimane sopportabile, con qualche residuo alla Offlaga Disco Pax e vaghi spunti più o meno commerciali tipo Subsonica… Ma oltre le sottili e ben congegnate trame sonore elettroniche di Pavanelli & Menghinez si percepiscono anche leggere sonorità acide e psichedeliche sempre molto sussurrate, come d’altronde è molto soffusa l’elettronica di Pavanelli, tra sonorità glitch, minimal e trovate retrò-futuristiche in gradevole equilibrio tra ventunesimo secolo e primi anni ottanta. Interessante il lungo pezzo strumentale che chiude il disco, “Credeva Di Volare (1.000)”, circa 16 minuti di buona electro-ambient minimale ed eterea…
Progressive? Non credo proprio, i Frank Sinutre possono comunque essere presi bene in considerazione per un ascolto di pop sofisticato ed intelligente.



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Giovanni Carta

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