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KRANE Pleonexia Czar Of Revelations 2017 SVI

I Krane sono un trio svizzero che milita all'interno della corrente ibrida del post metal in cui i confini musicali non appaiono molto ben definiti, anzi! Potremmo pensare alla musica dei Krane come una sorta di ramificazione del post rock dei GYBE imparentata con il postcore dei Neurosis, quindi atmosfere dense di ombre contornate da riff chitarra che tendono soventemente a metterti ko, ma di fatto il termine metal rimane alquanto pretestuoso perchè dubito che i metallari possano godere di una musica che sostanzialmente, per quanto voglia essere ritmica e potente, ha la stessa impalpabilità della musica ambient o shoegaze. Con una certa curiosità nelle note del digipak leggo dei ringraziamenti rivolti ad un certo Rock'n'Rolf, mi chiedo senza troppi dubbi se il soggetto citato in questione sia lo stesso fondatore dei metallosissimi Running Wild... e penso che il mondo sia cambiato parecchio! Quella che una volta poteva essere considerata una musica estremamente alternativa oggi in fondo è diventata relativamente quasi di ordinaria amministrazione, ma i Krane ci danno dentro abbastanza per dare un certo spessore ad un album che in sostanza è costituito da una lunga suite strutturata in tre parti, tre livelli che indicano tre diverse situazioni belliche, completamente strumentale, concettualmente colonna sonora e rappresentazione in musica di loschi traffici, guerre "umanitarie" e produzioni d'armi di distruzione di massa usate come deterrenti per il mantenimento di una "pacifica" supremazia. Insomma, cose assai poco piacevoli ma tremendamente realistiche per una musica fredda e decadente dalle sonorità plumbee ed uno stile monolitico che alterna tipici riff metallici d'assalto alle altrettanto tipiche sinfonie black atmosferiche depressive, con lunghi passaggi di psichedelia morbosa dai classici echi pinkfloydiani prima maniera ed una batteria il più delle volte tribale che sembra uscita da qualche incubo kraut post apocalittico. La musica dei Krane è di fatto più ambientale che metal, tutto ruota sulle atmosfere che vengono create e sull'intensità dei suoni, delle melodie rarefatte e talvolta dissonanti, nulla in questo disco appare esasperato se non il senso di oppressione che viene evocato; l'ottimo mastering del disco contribuisce inoltre ad apprezzare le diverse sfumature che si stratificano nei trentasette minuti di "Pleonexia", un lavoro semplice ed essenziale nella sua forma ma che in sostanza si rivela alquanto profondo nei contenuti. A chi ama il genere l'ascolto risulterà sicuramente più che piacevole...



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Giovanni Carta

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