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WILSON AND WAKEMAN The sun will dance in its twilight hour Blacklake 2018 UK

Per i più attenti di voi questo binomio non dovrebbe costituire una sorpresa assoluta, visto che era stato già artefice nel 2016 di un album intitolato “The Weir Keeper's Tale”. Se invece non avevate mai avuto precedenti contatti scommetto che rimarrete un po' spiazzati ascoltando queste dieci canzoni. Immaginate un uomo barbuto e robusto come Damian Wilson che, bene o male, ha militato in un gruppo Prog Metal, quello dei Threshold, e pensate ad Adam Wakeman che, bene o male, ha suonato con artisti non proprio soft, come Ozzy Osbourne e Black Sabbath, e pensate a quale proposta musicale questi due artisti possano propinarvi uniti in coppia. Accendete lo stereo, magari a volume non troppo alto per prevenire eventuali onde d'urto e... a grande sorpresa eccovi serviti con qualcosa, non dico di radiofonico, considerato poi quello che passa oggigiorno per radio, ma con qualcosa che potreste sorbirvi senza stress persino nella sala d'attesa del vostro dentista, roba da far tremare i polsi a Brian Adams insomma. La voce di Wilson è molto particolare, lo sapevamo, esile ed acuta nei momenti più lirici, talvolta ai confini del falsetto, e viene proposta in una formula incredibilmente soft a dare corpo a melodie semplici, con ritornelli cantabili che si susseguono in concatenazioni di ballad melense e romantiche. Gli arrangiamenti forniti sono quelli della chitarra acustica e del pianoforte con un timido contributo di alcuni ospiti e cioè, elenchiamoli pure tutti, Andy Dunlop (Travis) alla chitarra, Ash Soan (Adele, Robbie Williams) alla batteria, Tony Woollard (Damian Wilson) al violoncello ed infine Hayley Sanderson (Rick Wakeman) come backing vocalist. Il mood è sempre solare, arioso in uno stile che varia dal cantautoriale al soft jazz con scarsi voli di fantasia in effetti ma con un risultato finale mai pacchiano e anzi, persino elegante. Il duo non vuole strafare ed i brani sono organizzati in maniera tale che la performance di Wilson rimanga centrale. Subito l'opener “The Last American Hero” è qualcosa di incredibilmente accattivante e per tutta la durata dell'album, che dura appena 37 minuti, non viene mai perso questo tipo di contatto con l'ascoltatore che talvolta si troverà davanti qualcosa che potrebbe non sfigurare nel canzoniere di Elton John, pensiamo ad esempio ad un brano come “Blackpool Clip Joint Racket” oppure come “Shining A Light On A Miracle”. Dovendo scegliere dei brani da segnalare indicherei il pezzo di apertura, “The Last American Hero”, così raggiante, che si è presentato alle mie orecchie ignare come qualcosa di totalmente inaspettato, oppure la conclusiva “The Sun Will Dance In Its Twilight Hour” per le sue tonalità placide e soffuse. In realtà questi pezzi, dal songwriting fluido ed essenziale, appaiono tutti abbastanza omogenei fra loro e si possono scorrere da cima a fondo agilmente e senza troppo impegno. Se sentite la mancanza di qualcosa di semplice, ruffiano e incredibilmente melodico, questo album ben fatto potrebbe fare al caso vostro sempre che non vi dispiaccia superare gli ampi confini del nostro genere di riferimento.



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Jessica Attene

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HEADSPACE I am... (EP) 2007 
WAKEMAN WITH WAKEMAN The official bootleg 1994 

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