Home
 
PARCO LAMBRO Parco Lambro Toks Records 2017 ITA

Il nome "Parco Lambro" richiama eventi che hanno fatto la storia della controcultura italiana, gli stessi che hanno incarnato i sogni di una generazione rappresentandone l'apice e probabilmente la pietra tombale. Nel terzo e ultimo dei festival che si svolsero nel parco di Milano, inoltre, sono in molti ad indicare anche la fine del periodo d'oro del progressive italiano. Rispetto alle tensioni, ai conflitti, ai dibattiti ed al caos, la musica passò in secondo piano, in un'anteprima di ciò che sarebbe successo di li a poco con l'avvento del punk e della rabbia giovanile che esso rappresentava.
Dal 1976 però sono passati tanti anni, tante cose sono accadute e la musica alla fine è rimasta, pur non avendo più lo stesso potere dirompente. Parco Lambro ora è il nome di un gruppo di quattro elementi che, così mi piace pensare, cercano di ritrovare ciò che nell'estate di quarantadue anni fa è andato perso. E ovviamente lo fanno con la musica, in un disco fatto di un furioso impasto di suoni in bilico tra il passato ed il presente. I brani sono tutti incentrati su un intreccio tra rock e jazz, a volte brutalmente incastrati tra loro, come accartocciati nelle lamiere di uno scontro stradale, altre volte più meditati, almeno in apparenza. A partire da "#5", le orecchie dell'ascoltatore vengono aggredite da una chitarra acida e distorta su cui si svolge un frenetico amplesso di fiati, in un turbinio di assoli e dissonanze alternati a momenti appena più melodici. La prima parte di "Nord" sembra quasi rilassata e riposante, ma ci sono quei fiati incalzanti e allucinati a raccontare che è solo un'illusione, e infatti la seconda parte è un crescendo free che ricorda gli Area duri e crudi di "Caution radiation area". I due lunghi brani successivi, "Not for you" e "Notturno", sono come viaggi in un territorio musicale fatto di ricerca sonora, libertà artistica ed espressività senza freni, in cui si passa dal rumore puro ad una musica creata senza inibizioni in cui è presente un po' di tutto, tranne la melodia nella sua concezione tradizionale. Niente da dire di più sulle due parti di "Ibis", che completano il disco in maniera furiosa ed energica e che lasciano l'impressione di aver ascoltato un disco autentico nelle intenzioni e non prodotto certamente per il facile ascolto.
Ad essere sinceri, "Parco Lambro" mi ha impressionato. Si tratta di un album che necessita di una predisposizione particolare per essere apprezzato, e non bastano i riferimenti musicali al jazz, allo stoner, agli Area, a Zappa, a Canterbury e ai Soft Machine per renderlo appetibile. Se non vi piace questa musica, però, dubito che vi piacerà anche il disco, e questo è un notevole incentivo all'ascolto.



Bookmark and Share

 

Nicola Sulas

Italian
English