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PYMLICO Nightscape Apollon Records 2018 NOR

Il quinto album di questo combo strumentale norvegese giunge, come previsto, a non molta distanza dal precedente, confermando quanto di buono ci eravamo trovati a scrivere su di quello e rafforzando l’impressione di un gruppo in costante crescita. A livello generale pare che la proposta musicale sia sempre la stessa: un Prog strumentale, come detto, parzialmente avvicinabile a certe cose dei Camel, con un set di musicisti (tra membri effettivi ed ospiti) allargato che consente una varietà di suoni e soluzioni musicali piuttosto ampio e tra i quali fa la sua comparsa il flauto di Ketil Vestrum Einarsen, il cui numero di partecipazioni ad album di Prog ha ormai raggiunto un numero notevole.
La struttura dell’album è ancora la stessa, con 7 brani non di lunga durata in cui l’episodio più esteso supera di poco gli 8 minuti, per un totale di appena 40, ideale per la ormai consueta stampa su vinile. Si tratta di composizioni caratterizzate da un buon connubio tra Prog melodico e sonorità jazz-rock/funky, con un bel sax melodico che si fa sentire in gran parte di esse e le chitarre (tre sono i chitarristi) che comunque sono ben presenti con riff, arpeggi ed assoli che cesellano una musica dalle atmosfere e ritmiche brillanti.
La prima parte dei brani (il lato A dell’album) non presenta segni caratteristici che particolarmente si discostino da una continuità abbastanza standard, con parti jazz-rock e funky che si susseguono con pochi traumi, innestandosi nella struttura sinfonica e melodica sopra descritta. Proprio il brano più lungo “Ghost Notes” invece si distingue un po’ dal resto per la notevole unione di momenti di hard Prog, con le chitarre più pesanti reperibili in tutto l’album, con divagazioni funky ed aperture sinfoniche. La successiva “Road Movie” presenta, unico episodio, delle parti vocali che tuttavia si riducono a dei cori vocalizzati che fungono da strumento aggiuntivo nell’ambito di un bel brano dalle caratteristiche cinematiche; caratteristiche che troviamo in parte anche nel brano di chiusura “Silver Arrow”.
Così com’era successo nel precedente lavoro, anche questo “Nightscape” si presenta qualitativamente in crescendo, come se la band volesse fare un po’ di riscaldamento prima di proporci i propri momenti migliori. Apprezziamo il pensiero e ci troviamo a dover parlare ancora di un album piacevole del cui ascolto rimaniamo certamente soddisfatti.



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Alberto Nucci

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