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LUCIANO ONETTI Sonno Profondo / Francesca Black Widow Records 2018 ARG

Personaggio davvero particolare deve essere Luciano Onetti, regista, attore e musicista argentino con una smisurata passione verso i b-movies italiani anni ’70, in particolar modo verso i thriller e i polizziotteschi all’italiana. Ammetto subito di non aver visto nessuno dei suoi due film, ma la musica che li accompagna è più che esplicita. Ascoltando l’album uscito per la Black Widow contenente entrambe le colonne sonore dei suoi due film (“Sonno Profondo” e “Francesca”), non faccio fatica ad visualizzare nella mia mente scene vintage con una fotografia ipersatura e un abuso voluto di cliché che rimandano consapevolmente agli anni ’70. Onetti è il classico one-man-show, nei suoi film è regista, sceneggiatore, attore, autore della colonna sonora di cui suona tutti gli strumenti. Se i suoi riferimenti cinematografici sono i vari Argento, Bava, Lenzi, D’Amato, ecc… i riferimento musicali non possono non essere che Ennio Morricone, Fabio Frizzi, Franco Micalizzi e i Goblin.
Onetti riproduce con maniacalità filologica il sound dei film di quegli anni, un ignaro ascoltatore non farebbe fatica a credere di stare ad ascoltare un colonna sonora perduta di un thriller italiano di quegli anni. Visti gli intenti lapalissiani, il risultato è più che soddisfacente, siamo letteralmente catapultati in vortice sonore ipnotico e oscuro. Riff assillanti, ritmi martellanti, loop avvolgenti, improvvisi cambi di atmosfera, temi disco volutamente kitsch, nenie infantili, gli ingredienti giusti ci sono tutti per coinvolgere tutti gli amanti di un genere musicale di cui noi italiani siamo stati i maestri indiscussi. L’album ovviamente abusa di stereotipi musicali triti e ritriti, ma è una scelta consapevole e funzionale al progetto artistico del musicista-regista argentino e va quindi accettata. Tra le due colonne sonore, quella di “Francesca” sembra essere maggiormente a fuoco e, seppur utilizzando consapevolmente un linguaggio derivativo, la musica sembra avere una maggiore identità ed è sicuramente meno prevedibile, mentre “Sonno Profondo” casca un po’ più spesso nell’esercizio di stile fine a se stesso.
Posso dire con certezza che questo album ha stuzzicato la mia curiosità e mi ha fatto venire voglia di vedere i suoi film con la convinzione che gradirò anche quelli. Questo album è sicuramente una chicca per tutti gli amanti delle colonne sonore dei b-movies italiani anni settanta e che forse, come ci insegna l’argentino Onetti, sia le musiche che i film non sono così di serie B.



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Francesco Inglima

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