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CYRIL The way through Progressive Promotion Records 2019 GER

I tedeschi Cyril sono un buon esempio di come si possa coniugare egregiamente musica di qualità, complessa ma non troppo, e capacità melodiche di livello. “The way through” è la terza release del gruppo, dopo il debutto di “Gone through years” del 2013 ed il più recente “Paralyzed” del 2016. Si tratta ancora una volta di un concept (scritto dall’ex-Tangent Guy Manning) incentrato sulla figura di un paziente che si trova in cura intensiva tra la vita e la morte. A capo del progetto-Cyril il trio Manuel Schmid (voce e tastiere), Marek Arnold (tastiere e sax) e Denis Strassburg (basso) assistiti dal chitarrista Ralf Dietsch, dal batterista Clemens Litschko e dal cantante Larry B.
Sette brani compongono un album dai suoni cristallini, dalle belle atmosfere, da soluzioni ariose che si alternano a momenti più pacati ed intìmisti, senza scordarsi qualche spruzzata, invero lieve, di metal. Un sound che spazia dai Genesis al new prog britannico con, elemento non secondario, un uso corposo del sax che spariglia, di tanto in tanto, le carte in tavola. Piacevole il brano iniziale, “The gate”, effervescente il giusto, synth in evidenza, buon impianto melodico e ritmica incalzante. “My own reflection” si avvale di notevoli cori radio-friendly e, soprattutto, di un pregevole intermezzo di sax che ne eleva la qualità. Un po’ troppo “zuccherina” “First love (a lullaby)”, con i soliti attraenti refrain… alla Phil Collins. Inizio brioso pure per “Get up high” con un sax suadente che si insinua tra le pieghe del tessuto sonoro assecondandone il cantato. Segue un lungo ed avvincente estratto strumentale (tra i migliori momenti dell’album) prima che la ripresa del cantato ci conduca allo sfumato finale. “A sign on the road” è il brano più soft dell’album, una breve e delicata ballad, con chitarre acustiche, tastiere e sax a fare da placido e rassicurante contorno. All’insegna del frizzante e solare “easy listening” è “The wasteland-home again” che non convince appieno malgrado un bel segmento strumentale a metà cammino. I sei minuti di “The way through” chiudono l’album: uno strumentale (eccezion fatta per una breve parte recitata dallo stesso Manning, sul finale) prevalentemente acustico con un dosato intervento ancora del sax di Arnold.
Davvero una chiusura notevole per un lavoro che si ascolta ed apprezza con piacere come era avvenuto, del resto, anche per i due precedenti album della band tedesca.



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Valentino Butti

Collegamenti ad altre recensioni

CYRIL Gone through years 2013 
CYRIL Paralyzed 2016 

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