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JOHN GREAVES Life size Manticore Records 2018 UK

Anno 2018, ancora buone nuove da Canterbury, grazie a questa uscita di John Greaves, indimenticato eroe degli anni ’70 con la sua presenza negli Henry Cow, nei National Health e nei Soft Heap, ma anche autore negli anni successivi di opere soliste di notevole spessore, spesso indirizzate verso una canzone d’autore bizzarra e proposta a modo proprio.
Il pezzo di apertura di “Life size”, “Air de la lune”, per piano, voci maschile e femminile, suoni orchestrali, oboe e chitarra, cantato in francese, ci introduce subito nell’atmosfera malinconica che caratterizza l’album. John Greaves si conferma maestro nel creare canzoni apparentemente semplici, ma in realtà ricche di sfumature, che rivelano continue finezze e che ai ripetuti e attenti ascolti fanno scoprire qualcosa di nuovo. Ci si può lasciare naturalmente trasportare dalle docili melodie che avvolgono man mano che scorrono i brani, oppure concentrarsi per cogliere i numerosi passaggi in cui l’estro di Greaves e dei suoi compagni di avventura regala piccole meraviglie. Numerosi, infatti, sono gli ospiti che accompagnano la leggenda canterburiana in “Life size”, a partire da Annie Barbazza, nostra connazionale che negli ultimi anni, dopo la “benedizione” di Greg Lake, si sta facendo conoscere e apprezzare per varie collaborazioni e per dischi in cui mostra le sue grandi capacità vocali interpretando classici del prog e non solo. La sua presenza nella bellissima ballata acustica “In te” (in cui è anche autrice del testo in italiano), in “Earthly powers”, in “Still life” e in una magica interpretazione di “How beautiful you are”, si fa davvero apprezzare per personalità e qualità. Altro nome italiano presente è quello di Lino Capra Vaccina, ben noto per i suoi trascorsi con gli Aktuala e Telaio Magnetico, che offre la traccia conclusiva “Lie still, sleep becalmed”, una stravaganza con parti vocali recitate, pianoforte, basso e percussioni assortite. Ma sono davvero diverse le figure di spicco che danno il loro contributo e, giusto per citarne qualcuna, ricordiamo Jakko Jakszyk, al fianco di Robert Fripp nelle ultime incarnazioni dei King Crimson, Himiko Paganotti, con un passato importante nei Magma (canta “La lune blanche”, momento d’atmosfera, evanescente e visionario, che sembra uscito dalla colonna sonora di un film di David Lynch), Sophia Domanchich, già da tanti anni vicina al mondo di Canterbury.
Nei quarantotto minuti e mezzo del cd ci sono sia brani nuovi, sia ripescaggi aggiornati e riarrangiati (c’è anche “God song” a firma Robert Wyatt); a volte si punta su pochi strumenti, altre volte la tavolozza timbrica è più ricca e ricercata e intervengono archi, oboe, arpa, percussioni di varia natura. Si tratta, come accennato, di canzoni, quindi non bisogna aspettarsi chissà quali acrobazie strumentali, tutt’al più, ogni tanto, emergono melodie strane e distorte, o soluzioni teatrali e recitate; tutte cose che hanno già caratterizzato vecchie esperienze di Greaves. Ma la classe traspare in ogni momento ed è infinita; si vede che tutto è stato curato nei minimi dettagli, dai brani più semplici e diretti a quelli in cui è presente qualche arrangiamento un po’ più curioso. Questo è un grande album, magari non tocca i livelli enormi di “Songs”, tanto per prendere come punto di riferimento uno dei vertici discografici di Greaves, ma la qualità è davvero elevatissima e permette di far rivivere all’ascoltatore una di quelle tante facce, tutte affascinanti, della scena di Canterbury.



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Peppe Di Spirito

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