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BABA YOGA L'uomo progressivo AMS Records 2018 ITA

Il progressive rock è un genere musicale serioso. Questo è ciò che siamo stati abituati a pensare in seguito a decenni di indottrinamento diffuso da certa stampa musicale, critici, appassionati/fanatici e, ovviamente, detrattori. Si, perché l'argomento può essere usato sia per glorificare sia per denigrare una musica la cui varietà e l'originalità prodotte nel corso degli anni in realtà sono al di sopra di quello che ormai può essere definito come un pregiudizio. Ed è così che gli italiani Baba Yoga si mostrano al pubblico con un disco la cui presentazione autoironica fa a botte con una musica che, paradossalmente, è seriosa. Alle liriche dal tono goliardico e nonsense si contrappongono infatti una sequenza di tracce musicali la cui struttura, ricercatezza compositiva, arrangiamenti ed esecuzione, sono da prima classe. Il tutto, invece di sembrare stridente o bizzarro, è riuscito e naturale.
Baba Yoga è un progetto musicale ideato da due figure che da decenni occupano una posizione di spicco nella scena musicale italiana: Danilo Cherni e Gianfranco Salvatore. Il primo ha collaborato con artisti come Antonello Venditti, Michele Zarrillo, Mia Martini e Sabina Guzzanti, oltre che con personalità della musica italiana più "colta" come Riccardo Giagni e Piero Milesi. Il secondo è un musicologo e critico musicale, docente universitario e autore di libri e saggi riguardanti, per semplificare, il jazz, il rock e la musica popolare (ci tengo a citare un bel saggio su Zappa dal titolo "Frank Zappa domani: sussidiario per le scuole (meno) elementari"). Il disco è realizzato in collaborazione con un gruppo di ottimi musicisti e con una schiera di ospiti di tutto rispetto come Lino Vairetti, Alvaro Fella, Luciano Regoli, Vittorio Nocenzi, Fabio Pignatelli e Peppe Servillo. La musica prodotta da questo assortimento artistico è decisamente polimorfa e raffinata, fatta dell'interazione di generi come rock, jazz, folk e avanguardia sintetizzati in maniera esemplare. Ci sono brani brevi come "Overture", miniatura che in meno di un minuto e mezzo riassume tutto quello che c'è da sapere sugli incastri musicali progressivi, "L'uomo progressivo", buffa dissertazione filosofica sul genere cantata da Lino Vairetti, "Contro i sapienti", ballata folk con la voce inconfondibile di Alvaro Fella e "Come un cavaliere antico", goliardica presa in giro musicale e testuale del sottogenere folk-medioevale. C'è poi un bel gruppo di brani più lunghi che esplorano vari aspetti musicali e concettuali (stiamo in effetti parlando di un concept album) del genere, tra cui voglio segnalare "Flatus vocis", cupa composizione basata su sintetizzatori e belle parti di chitarra elettrica, "Ciacatun (fai l'amore)", originale traccia divisa tra percussioni, synth, rap e voci campionate, "Il diavolone", brano acustico con protagonisti Vittorio Nocenzi, la voce di Peppe Servillo e un coro vocale da camera, "Dio (Deinde in obscuris), ancora divisa tra elettronica e rock, "Scommetto", dove è protagonista una sorta di accoppiamento folk-fusion, e "Shangri-La", suddivisa tra momenti hard e melodici e con la voce di Luciano Regoli in prima linea.
È impossibile parlare in maniera esaustiva del disco, per capirlo è assolutamente necessario ascoltarlo. Per quanto mi riguarda, posso garantire che si tratta di un ascolto che regala soddisfazioni immediate grazie alla freschezza e all'imprevedibilità delle composizioni e degli arrangiamenti. Credo anche che per alcuni potrebbe essere un album complesso e di difficile assimilazione. In questo caso, l'ostacolo sarebbe solo temporaneo e superabile con ripetuti e attenti ascolti. Penso che la varietà, la fantasia, la curiosità nell'ascoltare le diverse voci presenti e le dissertazioni filosofico-progressive, alla fine possano avere la meglio su chiunque.



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Nicola Sulas

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