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LUCIFER’S FRIEND Black moon Lucifer’s Records 2019 GER

John Lawton (voce), Peter Hesslein (chitarra) e Dieter Horns (basso), componenti fondatori dei tedeschi Lucifer’s Friend, erano già tornati con la raccolta “Awakening” (2015), un doppio dischetto contenente anche quattro tracce inedite e recensito già su queste pagine web, dove venivano tracciate a grosse linee le origini di un gruppo comunque seminale. Accompagnati dal batterista Stephan Eggert, i nostri tornavano sul mercato discografico nel 2016 con l’album “Too late to hate”. Non essendoci più il tastierista Peter Hecht, in quanto il diretto interessato non ha più desiderato riprendere l’avventura, le relative parti sono state eseguite da Hesslein. Diciamo che questo secondo album della nuova era avrebbe avuto bisogno di un tastierista fisso, energico, capace di infondere forza grazie ai suoni ruvidi di un tempo. Una mancanza che si avverte chiaramente nella title-track posta in apertura, che poteva risultare davvero trascinante e d’impatto se avesse avuto una maggiore profondità grazie proprio alle tastiere (e magari anche a dei riff sia di chitarra che di basso più incisivi). Il vocalist inglese appare però in splendida forma e si esalta su una composizione di rock duro ma dalle radici jazz/funk scandite dalle percussioni di Pablo Escajola, impreziosita poi dalla tromba di Chuck Findley. La prima parte di questo lavoro denota chiarissimi richiami al passato e a band illustri come Deep Purple e soprattutto Uriah Heep, dove – casualità! – per un periodo militò proprio Lawton dietro il microfono. “Passengers”, con la sua teatralità, si rifà esattamente a quest’ultimi ed Hesslein si produce in passaggi strumentali espressivi che sanciscono quello che probabilmente è il miglior pezzo dell’album; i neofiti riascolteranno molte volte questa traccia, esattamente come avveniva anni addietro per brani degli Uriah Heep come “Sunrise”.
“Rolling Stone” pesta duro, tra Deep Purple più ruffiani e Bloodrock, senza ovviamente dimenticare la musicalità che era peculiare dei ritornelli degli stessi “Lucifer’s Friend. Peccato per la scelta del suono di chitarra, specialmente in fase solista (peraltro piuttosto breve), mentre il basso di Horns stavolta suona incalzante al punto giusto. Interessante “Palace Of Fools”, che non a caso vede i botta e risposta tra la chitarra di Hesslein e il sintetizzatore dell’ospite Jogi Wchmann, mentre “Call The Captain” riprende a correre veloce e si contraddistingue per un altro ritornello assolutamente orecchiabile, che verrà anche stavolta voglia di canticchiare. Convincenti i passaggi solisti di basso, un po’ meno quelli tastieristici, causa la scelta timbrica.
“Little Man” sembra essere un vero e proprio break, dove John Lawton canta su un blues/soul notturno e romantico, poi a tratti i giri aumentano e di nuovo rallentano, lasciando spazio alle sei corde. Al di là di tutto, una prova vocale davvero sentita e convincente. Si torna a rockeggiare con “Freedom”, la cui base porta più volte alla mente la celeberrima “Going Down” di Freddy King, qui comunque opportunamente trasfigurata ed impreziosita dall’assolo di violino elettrico ad opera di Stefan Pintev. Il finale dell’album viaggia sui territori dell’AOR, resi al meglio con la conclusiva “Glory Days” (c’è qualcosa anche del loro vecchio “Banquet”) piuttosto che con la precedente “Taking It To The Edge”.
In definitiva si tratta di un buon ritorno, dove i nostri ripercorrono senza forzature la varietà stilistica della loro ampia discografia e suonano con grande entusiasmo. Tutto risulta omogeneo, anche se forse sarebbe stato bene tagliare qualcosa qua e là, concentrandosi di più su certi particolari. La produzione, nel suo insieme, fa suonare i brani in maniera molto dinamica. Volendo fare un appunto, ci si concentra molto sulla voce e sulla batteria di Eggert che qui suona molto potente (non è un male, sia chiaro!), ma magari trascura altri elementi importanti come le sei corde. Ben ritrovati, comunque!



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Michele Merenda

Collegamenti ad altre recensioni

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LUCIFER’S FRIEND Awakening 2015 
LUCIFER’S FRIEND Too late to hate 2016 

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