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MELISSA Midnight trampoline Banner 1971 (Black Widow Records 2020) AUS

Le origini dei Melissa risalgono al 1964, epoca in cui Ken Frazer (basso) e Richard Barrett (chitarra) erano compagni di scuola. A questo nucleo si aggiunsero, pochi anni dopo, Warren Sparke (batteria) e Robert Gunn (voce e flauto). I Molten Hue, questo era in realtà il nome scelto in un primo momento, furono fra i primi ad esibirsi a Sydney assieme ad un’orchestra e da ciò potreste forse immaginare un futuro sinfonico per questi ragazzi che però non ci sarà, dal momento che la loro musica, seppure sofisticata, conserverà sempre delle solide radici hard blues. Il gruppo fu ribattezzato Melissa nel 1970 e nello stesso anno arrivò anche il primo singolo, “Mississippi Mamma”, una traccia molto ruvida e diretta che aveva come B side “Too Much of Nothing” (cover di “Too Much for Nothing” di Bob Dylan con spelling errato) e che potete ascoltare fra le bonus track di questo CD. Il manager pensò che il brano avesse un potenziale commerciale e spinse per la sua registrazione, sebbene non rappresentasse al meglio lo stile del gruppo. In quel periodo vi fu anche un cambio di line-up con l’arrivo di un nuovo bassista, l’irlandese Joe Creighton (che diverrà uno dei session men più ambiti in Australia), a sostituire l’uscente Frazer.
Con questo nuovo assetto iniziarono, sul finire del 1970, le registrazioni del debutto discografico sfruttando sedute che avvenivano la notte tardi e si protraevano fino all’alba per contenere i costi di sala. I brani erano essenzialmente quelli che i Melissa presentavano dal vivo anche se, su insistenza del manager, fu inserita la cover di “Out of the Country” di Paul Williams per il suo appeal commerciale. Per fare spazio a questo brano fu esclusa la traccia “Into Your Head” (inserita come bonus in questa ristampa e rimasta inedita finora) che non fu registrata ma di cui venne realizzata una demo nel 1977. Troviamo, oltre a quella appena citata, anche un altro paio di cover e cioè “Young Lovers Do” e “Madame George”, entrambe firmate da Van Morrison (artista che ha influenzato non poco i Melissa) e inizialmente contenute nel suo album “Astral Weeks” (1968). I pezzi originali alla fine sono soltanto 3 ai quali si aggiunge il riadattamento di un motivo tradizionale: “Cuckoo”. E’ a questi che dobbiamo puntare per capire l’essenza più autentica del gruppo, anche se bisogna dire che le cover sono state riadattate secondo uno stile personale che le allontana dagli arrangiamenti originari e le integra alla perfezione fra le altre tracce del lotto. “Matalla” e “Getting Through”, i due brani di apertura, sono molto reminiscenti dei Jethro Tull, ai quali si aggiunge un piacevole tocco psichedelico, non solo per gli inserti di flauto, ma anche per lo stile canoro e per le intriganti colorazioni elettroacustiche. Molto originale è la versione di “Cuckoo” riarrangiata da Barrett, molto oscura e hard blues, piacevolmente ritmata e piena di energia, con linee di basso in bella evidenza e una memorabile performance di Richard che firma un lunghissimo assolo con la sua chitarra elettrica. “Jennifer in New York”, l’ultimo dei pezzi originali, è più disteso e solare e mostra eleganti riferimenti ai Moody Blues.
Molto particolare è anche la copertina per la quale sono state scelte le iniziali del titolo “Midnight Trampoline”, M e T, così come appaiono nell’antico manoscritto miniato irlandese noto come “Libro di Kells” mentre sul retro erano visibili gli schizzi dei volti dei 4 musicisti.
Già nel 1971 il bassista Joe Craighton lasciò la band e fu rimpiazzato da Ken Hanley e a questi si aggiunse anche il pianista Glen Farley che arricchì con overdubs del suo Fender Rhodes alcune tracce del debutto che non era ancora stato mixato. Ancora prima dell’uscita dell’album, che avvenne nell’ottobre del 1971, il cantante fu cacciato e sicuramente l’assenza di un frontman impattò sulle vendite che furono purtroppo scarse. Il gruppo si sciolse nel 1972 dopo l’arrivo di due nuovi cantanti che evidentemente non portarono molta fortuna.
Una prima ristampa su CD arrivò nel 1999 grazie all’australiana Vicious Sloth Collectables e nello stesso anno ne fu pubblicata una seconda dall’ungherese Rock In Box senza che però il gruppo ne avesse alcun controllo o provento. Oltre alla versione su CD di questo album la Black Widow ha realizzato anche una versione in vinile ed un box contenente il vinile, il primissimo 45 giri ed il CD. Mi sembra questa un’ottima opportunità per fare la conoscenza di una band dal grande carattere che avrebbe avuto ottimi presupposti per sfondare ma che rimane comunque autrice di un album meritevole di essere ascoltato e che trova finalmente una riedizione ben curata ed autorizzata.



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Jessica Attene

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