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COMPASSIONIZER Caress of compassion Art Beat Music 2020 RUS

Se la compassione è la partecipazione alla sofferenza dell’altro, allora durante la pandemia Covid-19, che continua tristemente, nel momento in cui scrivo, a falciare vite in tutto il pianeta, “L’intera Creazione travaglia insieme nel dolore”, come recita il titolo della prima traccia di quest’opera. Dietro a questo monicker si cela un nuovo progetto di Ivan Rozmainsky, leader dei Roz Vitalis, che si ispira proprio all’album “Compassionizer” uscito nel 2007. Musicalmente “Compassionizer” era un album tetro e spettrale ma quella che raggiunge le nostre orecchie è invece la carezza della compassione. Con questo non voglio assolutamente dire che si tratti di roba melliflua ma di qualcosa che trasforma in emozioni musicali la compartecipazione al dolore altrui, qualcosa di introspettivo ed introverso, di ascetico e contemplativo, in grado di metterci in qualche modo in sintonia e in comunicazione con chi soffre.
Il progetto è nato nella primavera del 2020 durante il lock-down e coinvolge, oltre Ivan (tastiere e percussioni) anche Serghei Liubchenco (chitarra, doira - un tamburello dell’Asia centrale e rubab - strumento proveniente dall’Afghanistan simile al liuto) e Leonid Perevalov (clarinetti) con la collaborazione di Natalia Fyodorova al gusli (strumento slavo molto comune in Russia appartenente alla famiglia dei salteri), Stanislava Malakhovskaya all’arpa e Oleg Prilutsky alla tromba.
Le 12 brevi tracce che formano l’opera sono una commistione di musica da camera, elettronica ed avanguardia dalla struttura delicata ed avvolgente, in grado di generare sentimenti talvolta forti ma senza sfruttare la potenza dei suoni o delle dissonanze ma semplicemente creando immagini sonore nella mente di chi ascolta, come in un film di Tarkovskij oserei dire. E’ così che la traccia di apertura, nominata subito all’inizio di questa recensione, genera un’impressione di incertezza e di precarietà attraverso pochi ritmi ripetitivi di strumenti etnici, il ripetersi ciclico di motivi frammentati, il colore cupo del clarinetto basso, accompagnandoci in una sorta di dimensione parallela. La compartecipazione al dolore non si traduce in disperazione ma in un sentimento che lascia spazio alla speranza. “How Poems Lose Relevance” fa leva sui suoni dei synth per evocare un mondo in cui i colori sembrano scomparire. Le melodie sono rarefatte e opache ma sempre discrete. La musica prende gradualmente corpo in uno stanco crescendo che ha la sensazione dell’ineluttabilità. Solo sul finale lo scintillare delle campane tubulari ci fa intravedere una tiepida luce che sfocia nella prima parte di “Caress of Compassion” dove i suoni molto rarefatti donano una sensazione di pace e tranquillità. Più avanti nell’album ritroveremo una “Part 2” dello stesso brano che si sviluppa giocando su variazioni della stessa linea melodica e, in chiusura, viene infine collocata una “Part 3”, proprio perché le ultime emozioni siano positive e piene di aspettative e diano una sensazione quasi di catarsi.
Alcune tracce, fra cui la già citata “How Poems Lose Relevance”, sono state sviluppate da Ivan come una colonna sonora delle poesie di Maria Leontieva, pedagoga russa vissuta fra il Settecento e l’Ottocento, come a rinforzare un legame intimo fra musica e versi poetici, che in questo tipo di musica sembra implicito. Fra queste c’è la centrale “Sinkhole”, costruita su pochi elementi chitarristici e tastieristici, soffici come nuvole, eterea e cinematografica al tempo stesso. I colori strumentali sono eterogenei e sfruttano, come abbiamo detto, molti timbri etnici accanto a quelli più sofisticati dei sintetizzatori, ma ogni ingrediente viene dosato al millimetro, centellinando ogni piccola percezione di ascolto come in un gioco di scintillanti trasparenze. Le linee melodiche sono riconoscibili ma spesso frammentate e timide, lasciando all’ascoltatore lo spazio per riflettere e per immergersi in questa nuova dimensione sonora.
Ricordo i video che Ivan condivideva quando l’onda del contagio colpì precocemente l’Italia e nella musica che dedicava al nostro paese c’era amore e speranza. Questi sentimenti sono racchiusi qui dentro in una versione astratta ed ascetica come in un abbraccio. Per questo mi sento di ringraziare Ivan per la sua creatività originale e “compassionevole” nell’autentico senso del termine. C’è molto qua dentro espresso in poche note e penso che chi si approccerà a questa creazione non accessibile ma incredibilmente comunicativa lo confermerà.



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Jessica Attene

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