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WUDEWUSE Northern gothic Apollon Records 2020 NOR

Wudewuse (da wude = foresta e wuse = creatura) rappresenta la manifestazione della natura selvaggia vista attraverso occhi civilizzati. Questo nome è stato scelto da Sondre Bergersen Mæland (chitarra, basso e voce) dei Tusmørke, conosciuto anche come Spacewülff of Spectral Haze e Skrubben, per il suo progetto solista che incarna uno stile che egli stesso definisce “gothic forest folk”. Questo album, che fa seguito ad un omonimo debutto pubblicato nel 2018 su sola audiocassetta, è stato scritto nell’arco di tre anni durante i quali il musicista norvegese viveva nella foresta e lavorava in un cimitero.
Questa breve premessa vi aiuta subito a percepire le atmosfere tetre e primordiali che caratterizzano l’opera prima ancora di ascoltarne le gelide note. Sono stati reclutati diversi bravi musicisti a collaborare: Ola Mile Bruland dei Mythopoeic Mind al contrabbasso, Martin Nordrum Kneppen alias HlewagastiR di Tusmørke e Wobbler alla batteria, Daniel Bakken (Superlynx e Magenta) e Markus Lie Andersen alla chitarra, Ole Rokseth (Hymn, Sâver e Gundelach) al basso e ai synth ed infine Haakon Oftung degli Jordsjø ai synth, organo, Mellotron, chitarra e al langeleik (strumento a corde tipico norvegese). Non sarebbe fuori luogo parlare di supergruppo a giudicare dai partecipanti appena elencati, in realtà però l’album rimane qualcosa di molto personale e di minimalista con un contributo dei vari ospiti abbastanza marginale. Non a caso il nostro Sondre ha dichiarato che i suoi modelli principali sono gli ex Pentangle Bert Jansch e John Renbourn di cui ricalca il loro stile cantautoriale acustico ed ispirato. Così “Amaryllis”, la traccia di apertura, ci apre le porte su un mondo silvestre popolato da spiriti ed affascinanti creature. La voce di Sondre, monotona, è accompagnata dalla chitarra con il sostegno di pochi elementi percussivi, trascinandosi stancamente fino alla fine del brano.
Le altre otto canzoni, tutte non lunghissime (7 minuti quella più estesa), non si discostano molto da questo modello, al punto che chiamare in causa i Tusmørke come gruppo di paragone avrebbe poco senso, seppure qualche similitudine qua e là salta fuori. Paradossalmente “Northern Ghotic”, la title track, a dispetto di quanto il suo nome potrebbe lasciare intendere, è uno strumentale per sole chitarre acustiche che ha poco o nulla di gotico ma appare addirittura come qualcosa di modesto e pacato. Alcuni brani leggermente più elaborati e suggestivi si fanno notare di più e voglio citare la fragile ballad “Selene” per i suoi tenui umori psichedelici, la cadenzata e tenebrosa “Halvgangar” con uno spettrale organo Hammond che va al passo di melodie appartenenti al folklore nordico e la sinistra “Lucifer”, dai suoni rarefatti ma incredibilmente suggestiva.
L’artwork bellissimo di Nicholas Kalmakoff, che ci lascia immaginare qualcosa di misterioso e fiabesco, racchiude un disco incredibilmente introverso e poetico, fatto di cadenze scheletriche, di poche note, dall’andamento lento e dimesso che potrà attirare sicuramente qualche spirito solitario. Dal punto di vista strettamente musicale, nonostante i richiami a certa musica nordica che piace tanto, non farei i salti di gioia anche se in uno scialbo pomeriggio freddo e nebbioso questa potrebbe essere la colonna sonora da scegliere.



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Jessica Attene

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