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DIFFERENT STRINGS The sands of time Progdome Records 2021 MAL

La biografia reperibile nel sito ufficiale della band afferma che si tratti di “una delle migliori band Prog delle isole maltesi”… il che è piuttosto ironico, dato che personalmente non ricordo più di 3 band provenienti dalla piccola isola del Mediterraneo, la più nota delle quali, i Different Light, è peraltro divenuta nel tempo una band… Ceca. E’ altrettanto particolare inoltre che le due band Prog principali dell’arcipelago abbiano nomi così simili.
I Different Strings sono al loro quarto album (più un EP) ma è sempre stato piuttosto improprio parlare di una vera e propria band, trattandosi in realtà del progetto del polistrumentista Chris Mallia che, di volta in volta, si contorna di collaboratori ed ospiti. Il grosso del lavoro compositivo e strumentale è di suo appannaggio e accanto a lui, in questo nuovo album, notiamo soprattutto il vocalist Andrea Casali, già negli Icefish, che marchia in maniera positiva le parti vocali dell’album. Pochi e poco significativi (un assolo di chitarra qua, uno di sax di là…) i contributi degli altri ospiti.
Sinceramente, avendo avuto modo di ascoltare un paio dei lavori precedenti di questo progetto, non mi ero mai trovato particolarmente soddisfatto del risultato, dovendo necessariamente notare le tutt’altro che perfette opere di registrazione unite alle prestazioni strumentali, unite ad una composizione non particolarmente ispirata. Mi trovo quindi a notare piacevolmente che quest’album denota un passo in avanti decisivo in tutte le voci fin qui deficitarie, risultando in un piacevole lavoro strutturato in forma di concept album.
Le belle parti vocali affidate a Casali si inseriscono senza appesantire in mezzo alle melodie spesso ampie e magniloquenti che solo saltuariamente subiscono accelerazioni ritmiche decisive. Le influenze primeve che hanno accompagnato i primi passi del progetto (Rush e Dream Theater su tutte) risultano qui molto diluite in favore di un new Prog dalle caratteristiche più romantiche e britanniche. Ballad romantiche e malinconiche sono senz’altro l’elemento che maggiormente caratterizza queste 12 tracce, tutte legate fra loro in uno sviluppo continuativo in cui si dipana il concept basato appunto sullo scorrere del tempo. Solo occasionalmente la chitarra acquisisce sonorità distorte e si produce in riff più aggressivi. Il lavoro alle tastiere funge non solo da collante nel collegare una traccia alla successiva ma produce un costante tappeto su cui si muove languidamente la musica e il cantato.
Se francamente è abbastanza lezioso e ininfluente riuscire a seguire il filo logico del concept, è comunque interessante ed appagante seguirne gli sviluppi musicali ed il susseguirsi degli umori brano dopo brano, riuscendo a dimenticarsi peraltro che ci stiamo trovando ad ascoltare il lavoro di una one-man-band, con tutte le problematiche che questa situazione spesso comporta. Si tratta di un album godibile invece dal primo all’ultimo minuto che, se non farà di certo la storia della musica Prog, di sicuro ci ritroveremo a poter riascoltare senza particolari controindicazioni.



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Alberto Nucci

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