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UNALEI Galatea autoprod. 2020 ITA

Un deciso cambio di rotta per Unalei, nome dietro cui si cela l’artista romano Karim Federico Sanna. Quattro anni prima, “Taedium vitae” era stato un ben riuscito tentativo di mescolare melodia italiana, progressive, metal e progressive-metal, con tanto di alternanza tra voci limpide e growling, ritmiche pesanti, assoli di chitarra e qualche momento più rilassato. Il disco aveva una sua identità precisa, definita anche dai testi in italiano, per cui la differenza con il presente “Galatea” è evidente.
Dopo tanto tempo, il nuovo lavoro di Unalei sposta il baricentro verso il folk, soprattutto quello dell’area mediterranea, complici anche le origini “meticcie” dell’autore ed i viaggi da cui prende evidentemente ispirazione. Brano simbolo di questo nuovo progetto è senz’altro “Anarada”, una moderna taranta contaminata da timbri da colonna sonora e con tanto di doppia cassa e un assolo di chitarra elettrica che rivela le influenze metalliche di Unalei (il brano, arrangiato diversamente, potrebbe inserirsi agevolmente in “Taedium vitae”). Generalmente più rilassato il resto del disco, basato maggiormente sulle atmosfere e sulla malinconia che esse trasmettono. Rilevante importanza è dedicata alle voci, spesso alternate tra maschili e femminili, e ai testi, che riassumono una sorta di tema di fondo dedicato all’acqua, vista come mezzo per raggiungere luoghi e culture lontane. Il lavoro presenta una certa varietà, ma “The littlematchgirl”, “Azalea” e “Livida” privilegiano l’aspetto progressivo acustico, e “Gloria” e “Lola” quello rock-folkloristico. Chiude il lavoro (circa trentacinque minuti di durata, compresi alcuni intermezzi di breve durata tra un brano e l’altro), una versione delicata e intimista di “Anarada”.
Considero “Galatea” un album godibile e interessante da ascoltare, soprattutto per chi apprezza particolarmente le interpretazioni moderne di un certo tipo di sonorità mediterranee e i temi del viaggio e dell’interazione tra culture diverse. Colpisce la cura nella produzione, la pulizia della registrazione e lo sforzo per creare arrangiamenti ricercati e, apparentemente, contrastanti tra loro. Da evidenziare, inoltre, che il dico è quasi interamente suonato da Karim Federico Sanna, multistrumentista che si occupa di piano, chitarre, strumenti a fiato, batteria e percussioni, oltre ad essere la voce principale. Lo aiutano alcuni validi musicisti, soprattutto per quanto riguarda le voci. Anche la scrittura e la produzione sono di Sanna, che sotto il nome Unalei è riuscito a creare un progetto solista curato in tutti i suoi aspetti: musica, produzione, immaginario, liriche e grafica, con un risultato che denota una notevole passione.



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Nicola Sulas

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