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KUMORIGAHARA Kumorigahara Arcangelo 2021 JAP

Sentivo un po’ la mancanza di un album derivativo ben fatto e ben suonato e non è una sorpresa trovarne uno in Giappone. Ecco quindi che questi Kumorigahara vengono in soccorso di chi vuole ritrovare sonorità molto care, soprattutto agli amanti dei King Crimson più sinfonici, con arrangiamenti familiari ed un cantato in lingua madre che rende ragione dell’etichetta “Progressive Hard Folk” che il gruppo usa per descrivere le proprie produzioni. L’elemento etnico consiste essenzialmente nelle parti vocali mentre l’aspetto musicale è assolutamente europeo, come ho subito chiarito.
Il gruppo si forma nel 2013 su impulso del leader Shodai Ishigaki (basso, voce, chitarra 12 corde) e da allora attraversa diversi cambi di formazione. Allo stato attuale la line-up schierata per questo secondo album in studio (l’esordio “独言独笑” - “Soliloquy Laughter” autoprodotto risale al 2016) è completata da a_kira (già nei Maria Kannon, JA Caesar e Devil’s House) alle tastiere, da MU JAPAN (Boris support e Ushiromaesakasaka) alla batteria e da Viola Ito alla chitarra.
Se togliessimo l’elemento folk il risultato sarebbe fantastico: colorazioni vintage con cascate di tastiere e bellissimi intarsi di Mellotron, una chitarra vivace e sempre pronta, ritmi articolati, riferimenti molto chiari ai classici del passato, progressioni talvolta bombastiche e di sicuro effetto, tecnica e stile, ogni elemento al suo posto insomma ma il cantato, che non ha quel simpatico effetto da sigla di anime e sfoggia al contrario un’ impostazione piuttosto rock, è purtroppo sgraziato e poco digeribile. Nulla a che fare con la lingua giapponese a cui noi appassionati siamo ormai abituati ma con la tecnica assolutamente non eccelsa di Shodai. Se riusciamo ad andare oltre le parti vocali scopriamo un album divertente e di gran presa in cui, oltre ai King Crimson (il pezzo numero 3 ad esempio è molto “Starless” ma troverete di tutto), spadroneggiano EL&P a go-go (ascoltate ad esempio la traccia conclusiva, un tripudio di tecnicismi che ci riportano a “Tarkus”), Genesis come se piovesse e anche gli Yes (ascoltate il secondo brano), per non far torto a nessuno. Non posso purtroppo elencarvi i titoli delle tracce perché sono in giapponese e avrei gradito tantissimo avere una traduzione, magari anche con qualche nota di copertina anche perché penso che questo gruppo meriterebbe di oltrepassare i confini nazionali.



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Jessica Attene

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