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TILLISON REINGOLD TIRANTI Allium: una storia Reingold Records 2021 UK/SVE/ITA

Sono diventato nel tempo (ancor più) insofferente riguardo questi supergruppi estemporanei e non avevo aspettative particolarmente positive riguardo a questa operazione di respiro europeo. Andy Tillison (tastiere e batteria) ha sempre fatto il suo, prima coi Parallel Or 90 Degrees e poi, soprattutto, con The Tangent, band aperta che, vuoi o non vuoi, ha sempre prodotto album apprezzabili anche se inseriti in una sorta di mainstream Prog che non sempre mi attira. Mainstream Prog di cui Jonas Reingold (basso e chitarra) è peraltro uno degli animatori principali, con Flower Kings, Karmakanic, Kaipa, i Tangent stessi e numerosi altri progetti e collaborazioni, più o meno Prog, che da molti anni lo vedono protagonista. Roberto Tiranti, poi, per il suo bagaglio tecnico che lo ha fatto diventare uno dei cantanti metal e Prog metal più apprezzati nella scena internazionale, non mi faceva presagire grandi cose, almeno per quanto mi riguarda. Il curriculum di ognuno dei tre protagonisti (il sassofonista austriaco Raimund Aichinger completa la line-up) è comunque importante e un minimo di curiosità era d’obbligo.
Come spesso accade (e per fortuna!) le aspettative si scontrano poi con la realtà dell’ascolto effettivo, talvolta generando sorprese negative, altre volte più positive, come in questo caso.
Partiamo con ordine: l’album è composto da tre lunghe tracce ma la durata totale non arriva ai 40 minuti. La confezione tuttavia contiene 2 CD: abbiamo in entrambi le stesse canzoni ma il primo è etichettato “original mix” (ad opera di Tillison) ed il secondo “2021 mix” (ad opera di Reingold). Ci sono differenze, più o meno riconoscibili, tra le due versioni ma francamente non mi sarei strappato i capelli se me ne fossi persa una. Quello che è interessante invece è il concept che c’è dietro a quest’album. A quanto pare nel 1976 Tillison si trovava in Italia e gli capitò di assistere al concerto di una band Prog albanese (!) chiamata, appunto, Allium. Questa band, nei suoi ricordi, era molto buona ma non è mai giunta a registrare niente. “Un pomeriggio passato con questa band è stato sufficiente per decidere la mia carriera per il resto della mia vita, afferma Tillison e questo concept è un grande “cosa sarebbe successo se…” che narra l’ipotetica storia di questa band. La narrazione musicale è oltre tutto un grande omaggio al Progressive Rock italiano degli anni ’70 cui a quanto pare gli Allium si ispiravano (ricordate che in Albania si vedevano regolarmente i nostri canali televisivi?). Sul sito della band è stata addirittura inserita una piccola guida ad uso e consumo degli ascoltatori anglofili, citando vari nomi quali Balletto Di Bronzo, Museo Rosenbach o Arti e Mestieri tra le influenze di quest’album.
Ecco… la curiosità comincia ad accrescersi, vero?
La potente e versatile voce di Tiranti (che dà spesso anche libero sfogo alla sua ammirazione per Demetrio Stratos) si adatta benissimo alle liriche, che sono opera di Antonio De Sarno (altro personaggio dal curriculum importante in ambito Prog), e alla musica costruita intorno ad esse. Si inizia con “Mai Tornare”, brano di 17 minuti in cui si apprezza l’interessante mix tra un rock, complesso e melodico, e armonie jazzate. E’ innegabile che alcuni echi dei lavori di Tillison con The Tangent siano riconoscibili ma l’accento qui è posto su una dimensione più mediterranea e su sonorità tipiche nel nostro Rock Progressivo. “Ho sempre pensato che il Prog italiano fosse quello ‘vero’. Non che Crimson, Yes ed Emerson non abbiano sviluppato lo stile ma sono stati gli italiani a fondere davvero lo stile nelle forme più diverse e libere di pensiero”, prosegue ancora Tillison.
La più breve “Ordine Nuovo” (8 minuti) e “Nel Nome di Dio” (14 minuti) completano la tracklist di un album che, forse per la storia che c’è dietro, forse per la familiarità dei suoi connotati musicali (disegnati da artisti che in teoria ne sono abbastanza lontani) reputo quasi entusiasmante, in un crescendo emotivo che ci fa sperare che l’album non finisca più e che ci fa persino accogliere il secondo CD con il mix alternativo con inaspettata gratitudine.



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Alberto Nucci

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