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ALEXANDRE MARASLIS Maraslis autoprod. 2021 BRA

Alexandre Maraslis è un polistrumentista brasiliano, attivo anche come tecnico del suono e come produttore musicale. Con i Chronos Mundi ha pubblicato un album nel 1999 (“Luz & Trevas”) subito seguito dall’esordio solista “Spiritual awakening”. Nel 2001 partecipa al progetto Montauk Project con relativa pubblicazione di un album e poi, nel 2016, dopo alcuni anni in cui si era dedicato ad altre attività, ritorna al progressive rock con il 2° lavoro della stessa band, oltre a riprendere l’attività solista. È dello scorso anno, dunque, il suo nuovo lavoro, intitolato semplicemente “Maraslis” che vede, fra gli altri la partecipazione di Pedro Baldanza dei Som Nosso De Cada Dia.
L’album è suddiviso in sette tracce, tra le quali spiccano due suite: l’iniziale “Vedas”, che sfiora i 21 minuti e “The Krebs Cycle” di poco più di 15. “Vedas” è un vero e proprio uragano di tastiere (suonate dallo stesso Maraslis) molto “emersoniane”, ma non mancano di farsi notare le chitarre elettriche di Alex Frias e di Artur Cirio, a creare atmosfere dilatate vagamente floydiane. La coinvolgente voce di Beth Dau, molto acuta e particolare, aggiunge sostanza alle abbondanti trame sinfoniche. Molto appassionante ed ipnotica la lunghissima “coda” strumentale che ci accompagna sino alla chiusura del pezzo. “The Krebs Cycle”, quasi interamente strumentale, si increspa, non di rado, con accenti hard rock sinfonici, ma non mancano, ovviamente, gli svolazzi tastieristici di Maraslis. Il minutaggio scende con “Everywhere” (8:30), la cui prima metà è incentrata soprattutto sulla voce della Dau, a cui fa seguito una parte centrale più sperimentale che anticipa un sofferto “guitar-solo” ed un frenetico finale. Delicatissima e splendida, “Constelações” (cantata in portoghese), che evidenzia la musicalità latina dell’artista brasiliano. Ci sono poi le tre parti separate di “Vidas que vão”: la prima dal sapore jazz, la seconda per voce e pianoforte, la terza, posta in chiusura di lavoro nonché la più compiuta, piacevolmente sinfonica.
Il ritorno da solista di Alex Maraslis ci ha decisamente sorpreso con il suo miscelare sonorità e melodie latine (che ultimamente avevamo un po’ dimenticato) in un connubio dall’indubbio fascino. La speranza è quella di non dover aspettare troppi anni ancora prima di avere fra le mani un’altra prova discografica di questo talentuoso tastierista brasiliano.



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Valentino Butti

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MONTAUK PROJECT Ja²m 2000 

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