Home
 
CRAFT First signs (Definitive edition) Shanghai 1984 (Explore Right Management 2021) UK

Quando si ricordano i gruppi inglesi che negli anni ’80 hanno alimentato il movimento del new-prog, non sempre si fa riferimento ai Craft. All’inizio del decennio, due membri degli Enid, il bassista Martin Russell e il tastierista William Gilmour, formarono la band insieme al fratello di quest’ultimo, il batterista Grant McKay Gilmour. L’idea iniziale era quella di realizzare un doppio album concept con dodici composizioni, ognuna delle quali dedicate ad un segno dello zodiaco. Alla fine, questo progetto andò in porto solo a metà, visto che i Craft si limitarono a due canoniche facciate per un vinile con sei brani che andiamo ora ad esaminare. Le note di pianoforte con cui si apre la prima traccia “Aries”, in effetti, riportano subito a quelle sonorità classicheggianti sulle quali gli Enid hanno costruito la loro carriera. I Craft sembrano provare a seguire una direzione simile, con un romanticismo sinfonico portato negli anni ’80 e trovando un giusto equilibrio tra i timbri di quel periodo e quelli del decennio precedente. Le tastiere sono le protagoniste assolute con i suoni più disparati; le ritmiche contribuiscono in modo decisivo a dare un’impronta solenne alla musica proposta e non di rado si avverte anche l’influenza dei primissimi Genesis post Gabriel, presentata però in veste diversa rispetto ai colleghi contemporanei Marillion e IQ. Se il brano di apertura mostra subito queste caratteristiche di base che saranno gli elementi distintivi dell’album, a seguire troviamo prima una “Taurus” più riflessiva e poi una “Gemini” nella quale non manca un tocco à la Emerson, Lake & Palmer. In “Cancer” sembra più Wakeman il nume tutelare, con un connubio particolarmente maestoso tra rock e classica. “Leo” è il brano più lungo del disco con i suoi otto minuti e mezzo e rappresenta un po’ la summa della musica dei Craft, per l’occasione strutturata tra svariati cambi di tempo e di atmosfera. In conclusione, invece, il pezzo più breve, “Virgo”, due minuti e mezzo di raffinatezze di pianoforte e tastiere. Questo finito di descrivere è l’album del 1984 riproposto in questa nuova ristampa, che offre numerose bonus tracks in più. Tra queste, segnaliamo un mix diverso realizzato già nel 1989 di quattro brani su sei (mancano all’appello solo “Aries” e “Virgo”) per la prima pubblicazione in cd. Qui erano presenti anche “Branislava” e “And so to sleep”, due pezzi per piano registrati da Russell e riproposti anche in questa occasione. La chicca di “First signs” è però rappresentata da due inediti assoluti di buonissimo valore: “Despina”, un gioiellino di stampo pianistico, e “Dimitri’s lament”, dal crescendo suggestivo e trascinante. Nelle note del booklet, Martin Russell fa un resoconto completo e dettagliato di quella che è stata la storia dei Craft ed è interessante leggere come è nata e si è sviluppata questa avventura. Questo cd ci aiuta a ricordare che gli anni ’80 del new-prog inglese non sono legati solo ai nomi forti di Marillion, IQ, Pendragon e Twelfth Night, ma anche ad altre entità che hanno contribuito a dare vitalità al movimento e che hanno realizzato dischi molto interessanti. Da riscoprire.



Bookmark and Share

 

Peppe Di Spirito

Collegamenti ad altre recensioni

CRAFT Craft 1984 (Kinesis 1993) 

Italian
English