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KAPREKAR’S CONSTANT The murder wall Talking Elephant Records 2022 UK

I Kaprekar’s Constant, creatura guidata da Nick Jefferson (basso e tastiere) e da Al Nicholson (chitarre, tastiere, piano, mandolino), giungono con “The murder wall” al terzo album. Un percorso ancora breve (il primo album, “Fate outsmarts desire” è del 2017), ma sempre all’insegna di una qualità molto elevata. L’ultima pubblicazione è un concept incentrato su spedizioni alpinistiche, alcune riuscite, altre finite in tragedia, sulla famigerata parete nord dell’Eiger, montagna di quasi quattromila metri nelle Alpi Bernesi.
Diciassette sono i brani presentati. Alcuni, collegati tra loro, possono anche intendersi come delle vere e proprie mini-suite. Le raffinate melodie sono la costante caratteristica di ogni composizione, così come i duetti vocali tra Bill Jefferson e Dorie Jackson (figlia dell’ex VDGG David, anch’egli presente ai sax ed ai flauti) che infarciscono il sound di un inconfondibile afflato folk. Questa premessa ha la sua immediata conferma con “Prologue” perfettamente inserito nel taglio stilistico succitato. Di alto livello il breve strumentale “Theme-Hall of mirrors”, molto dinamico e con il sax di Jackson a farla da padrone. Raffinatissima pure “Tall tales by firelight”, aperta dagli arpeggi di chitarra e dal flauto che sono un ideale trampolino di lancio per la delicata voce di Dorie, presto doppiata da quella di Bill Jefferson. Molto piacevole il refrain, in crescendo con il sax, che si riprende la scena per l’effervescente finale chiuso, poi, ancora con la chitarra arpeggiata. Uno splendore malinconico permea “Failure takes care of its own”, in cui la voce di Dorie strappa più di qualche lacrima… L’Eiger ha richiesto il suo prezzo… Si torna alle doppie voci in “Another man’s smile” e al “solito” ritornello azzeccato, mentre il finale è venato di malinconia sulle note del piano. Una bella linea di basso introduce, assieme alle chitarre acustiche, “Years to perfect”, perfettamente interpretata da Judie Tzuke. Segue “Hope in hell” in cui l’atmosfera si mantiene malinconica… L’attacco alla vetta è fallito ancora una volta, ma è solo questione di tempo. Nel 1938, quattro impavidi alpinisti raggiungono, finalmente, la famigerata parete nord. E “Victorious” ne sancisce il successo. L’inizio è spumeggiante, le due voci sempre all’altezza del compito, il refrain orecchiabile (il brano è stato scelto come primo singolo dell’album) fa il resto. Molto bello il “solo” di tastiere e costante la presenza del sax nel brioso finale.
Siamo quasi a metà lavoro e “The murder wall” ci ha già conquistato. La seconda metà, seppur inferiore, non manca di altre piccole gemme: “Third man down” che brilla, paradossalmente, per la sua sobrietà, la quasi “sacrale” “A world beyond man” e le spigliate “The stormkeeper’s daughter” e “The stormkeeper’s reprise”. Insomma, anche con il terzo lavoro i Kaprekar’s Constant fanno centro, regalandoci sprazzi di classe cristallina ed un album decisamente molto valido che merita, sicuramente, di entrare a pieno titolo nelle vostre discoteche.



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Valentino Butti

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