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STERN COMBO MEISSEN Finlandia Sechzehnzehn Musikproduktion 2022 GER

Gli Stern Combo Meissen hanno sempre avuto un legame molto stretto con la musica classica. L’ensemble nato nella Germania dell’Est già negli anni ’60 ha proposto nel decennio successivo un progressive rock nel quale la componente sinfonica era particolarmente elevata. Ed anche in periodi più recenti ha mostrato come questo rapporto si mantenga ben saldo, grazie anche ad un’ottima interpretazione della celebre “Quadri di un’esposizione” di Mussorgskij. Quasi a voler riassumere tanti anni di “matrimonio” tra rock e classica arriva questo interessante album che raccoglie una serie di registrazioni che vanno dal 1976 al 2022, in cui gli Stern Combo Meissen si esibiscono in rielaborazioni di celebre opere. Sibelius, Gershwin, Bach, Händel, Mussorgskij, Vivaldi, Ravel, Schumann. Questo l’elenco dei grandi compositori omaggiati. Per quasi ottanta minuti siamo bombardati da un prog altisonante, con le tastiere che si divertono a mettersi al posto delle orchestre, lanciandosi in esecuzioni pompose che fanno pensare un po’ ai più famosi Emerson, Lake & Palmer ed Ekseption, altre band che sguazzavano in operazioni simili. Il gruppo tedesco, tuttavia, ha sempre mantenuto una certa personalità, evitando tentativi di imitazione e cercando sempre una strada propria, anche quando si è trattato di riarrangiare composizioni classiche. Sono riusciti in questo intento sia mostrando ottime abilità interpretative, sia puntando su formazioni in cui spiccava la presenza di due tastieristi, che interagendo tra di loro hanno creato interessanti combinazioni. La maggior parte delle proposte in questo album sono decisamente riuscite, a partire dalle due tracce di apertura “Finlandia” e “Rapsodia in blu”, che insieme si mangiano già oltre quaranta minuti della durata del cd e che erano già apparse in “Live”, uscito nel 1996, ma registrato venti anni prima. Particolarmente brillanti anche il “Bolero” gli estratti da “Quadri di un’esposizione”. Meno riuscita, invece, la rielaborazione della “Primavera” delle “Quattro stagioni”, che, risalente al 1982, rispecchia un momento di incertezza della band, che come molti colleghi in quel periodo si spostava verso sentieri più legati al pop e puntava su timbri che non hanno lo stesso fascino di quelli utilizzati nel decennio precedente. Fatto sta che è un piacere sentire sia le performance dei seventies che quelle più recenti, a dimostrazione che anche ora che le redini musicali sono in mano al classe ’84 Manuel Schmid gli Stern Combo Meissen continuano a mostrare il loro valore. Certo, come sempre accade per dischi di questo tipo, sicuramente ci sarà chi storcerà il naso di fronte ad un’operazione del genere, individuando il kitsch in ogni interpretazione e maltrattando il lavoro dei musicisti. Ma c’è sempre una larga schiera di appassionati che continua a vedere di buon occhio queste commistioni tra prog e classica e sguazzerà con somma gioia e divertimento tra le note di questo lavoro e i continui deliri di tastiere.



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Peppe Di Spirito

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