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CINETIQUA Crossing borders autoprod. 2023 FRA

Non sono in grado di raccontarvi molto di questa band molto riservata a parte il fatto che risiede a Parigi e che si trova soltanto alla sua seconda produzione discografica, un mini CD di 6 brani che ricoprono una trentina di minuti di musica in totale, che giunge a distanza di 3 anni da un EP di esordio intitolato “Moonrise on Ayaros”. Abbiamo poi dei nomi che rispondono a quello del bassista Georges-Thomas Châteaureynaud, del chitarrista Raphaël Berrien, del batterista, tastierista e compositore Raju ed infine a quello del flautista, tastierista ed arrangiatore Arthur Ouvrard. Dalle loro pagine social intuiamo una certa attività concertistica ma non riesco a cogliere molto altro.
Da dove nasce allora l’interesse verso di loro? Semplicemente dalla musica che non è esattamente qualcosa che stende l’ascoltatore al primo colpo con le sue sembianze aggraziate e delicate ma che si rivela ad un ascolto più attento come qualcosa di singolare e persino di promettente. Gli elementi in gioco sono molti e fluiscono rapidamente, non come un fiume in piena quanto come un ruscello di montagna nella bella stagione, agile, scintillante, talvolta guizzante ma in definitiva scarico di acqua. Tutto questo per dirvi che le tante sfaccettature della loro musica non sono convogliate in una formula potente ma in qualcosa di magico ed etereo. Persino il canto si confonde con gli altri suoni e ci giunge come la luce che fa fatica ad attraversare il fitto fogliame del bosco ma che splende comunque ai nostri occhi.
L’impianto complessivo ha un tenero sapore sinfonico con decisi elementi di retaggio Oldfieldiano ed alcuni sentori che non fatico troppo ad accostare per certi versi ai connazionali Minimum Vital. Troviamo poi contaminazioni di stampo fusion, sempre aggraziate nelle sonorità, spesso alleggerite dagli svolazzi del flauto e da interventi tastieristici decisamente eterei. Le parti melodiche sono molteplici e variamente strutturate ma hanno sempre vesti leggere e trasparenti.
Mi rendo conto di avervi forse confuso a dovere ma già l’ascolto della traccia di apertura, “If You Want Me” potrebbe portarvi sulla giusta strada. I ritmi sono serpeggianti ma frastagliati e leggeri, il canto è sfocato e sullo sfondo, mai deciso, e spesso si intreccia agli altri strumenti, soprattutto col flauto, la chitarra è agile e precisa e si prodiga in assoli eleganti e puliti. Gli strumenti scorrono e si fondono in perfetta simbiosi senza che nessuno prenda mai il sopravvento sull’altro, in un insieme nel complesso ricco ma mai complicato. “Everything Is Gonna Happen” è la traccia più lunga dell’album con i suoi 8 minuti e presenta certe affinità con i Camel oltre a contaminazioni folk fusion che si fanno più decise in alcune tracce come in “Yakatasi”, l’interessante pezzo conclusivo con i suoi ritmi e le sue ciclicità. “Clowns” possiede invece un tocco orientaleggiante mentre la drammatica “Agony” ci tiene avvinghiati con i suoi cambi ti tempo ed o suoi slanci emotivi. Manca a questa rapida carrellata soltanto una languida e jazzy “Powder Antipodes” ma credo che vi siate resi conto di questo il repertorio dei Cinétiqua sia cangiante e variopinto e sono certa che questo gruppo con la sua garbata discrezione tornerà presto alla nostra attenzione con nuove sorprese che vedranno concretizzarsi tutto il loro potenziale.



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Jessica Attene

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