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BALLETTO DI BRONZO Lemures Black Widow Records 2023 ITA

La storia è abbastanza nota agli appassionati. Nel 1972 usciva “Ys” del Balletto di Bronzo, che seguiva a due anni di distanza l’esordio “Sirio 2222”. Le redini del gruppo venivano prese in mano da un giovanissimo tastierista e cantante, Gianni Leone, che partorì un’opera senza uguali nella storia del progressive rock. Un capolavoro assoluto, che non ottenne il successo sperato e a cui non fu dato un seguito, a causa della vita sregolata dei musicisti della band, che in breve tempo si dissolse. Bisogna partire da così lontano per parlare di “Lemures”. Già, perché ci sono voluti cinquant’anni perché Leone trovasse un nuovo assetto di gruppo per realizzare un nuovo album. In mezzo, da quando negli anni ’90 Leone ha rispolverato la gloriosa sigla, sono usciti diversi documenti interessanti, tra live, sessions d’epoca, compilation con inediti, DVD… Ma un “vero” disco nuovo non si è visto, nonostante fosse desiderato da tanti appassionati. Da qualche anno la line-up si è stabilizzata con una formazione triangolare che vede al fianco di Leone il batterista Riccardo Spilli e il bassista Ivano Salvatori. L’alchimia è stata quella giusta e finalmente, nel 2023, la Balck Widow pubblica l’attesissimo “Lemures”. Quel dark sound di cui era pregno “Ys”, viene riproposto nel nuovo album e siamo di fronte a quasi un’ora di musica claustrofobica, asfissiante, alienante. E di enorme fascino. I tempi sono cambiati e Leone punta su timbri più moderni. Si conferma un musicista di straordinario valore, capace di trovare soluzioni personalissime. Dimenticate Hammond, mellotron e compagnia vintage. I richiami al passato sono solo nelle atmosfere a tinte scurissime. I suoni algidi ed elettronici, che a volte sostituiscono la chitarra, sono comunque figli di un processo compositivo che mira verso una proposta dark prog erede di un passato importante, ma figlia dei nostri giorni. La prova di Leone è maiuscola, sia nelle esecuzioni strumentali, sia nelle parti cantate. Nel corso degli anni ha acquistato maggiore maturità con la voce, che a volte diventa anche vero e proprio strumento aggiunto, soprattutto quando si esprime in “vocalese”. Ovviamente la sezione ritmica lo asseconda al meglio e l’amalgama tra i tre musicisti è totale. L’album è aperto da “Incubo e succubo”, con effetti stranianti, che cedono il passo ad una marcia lenta, solenne e minacciosa, che funge da perfetta introduzione alle oscure atmosfere che pervadono l’intera opera. Seguono altre otto composizione di grande valore. Alcune già testate dal vivo, a partire dalla splendida “Napoli sotterranea”, con fughe strumentali da brividi accompagnate da una performance canora perfetta nel citato vocalese, e proseguendo con “L’emofago” e “Deliquio viola”. Altre completamente inedite. “L’ombra degli dei” è forse quella che maggiormente rimanda a “Ys”, con melodie conturbanti, spunti di rock sinfonico dark, accelerazioni vertiginose e tempi composti. Ma non ci sono momenti di stanca e tutti i brani contribuiscono a tenere alta la tensione, tra una “Oceani sconosciuti” dai riff duri, reiterati e ossessivi, l’heavy prog tecnologico dei nove minuti strumentali di “Labyrinthus”, il romanticismo stravagante e le delizie tastieristiche di “Certezze fragili” e della conclusiva “Il vento poi”. Al di là di qualsiasi paragone, che lascerebbe il tempo che trova, possiamo dire che “Ys” ha oggi un degno successore e non era affatto scontato.



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Peppe Di Spirito

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