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KORNMO |
Vårjevndøgnsnatt |
Apollon Records |
2024 |
NOR |
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I dischi interamente strumentali possono regalare bellissime sorprese, ma nascondono anche non poche insidie. Proporre un album di settantatré minuti e mezzo contenete cinque lunghe composizioni strumentali è certamente un azzardo. I Kornmo raggiungono il traguardo del quarto album con “Vårjevndøgnsnatt”, che stilisticamente non cambia la strada intrapresa con i predecessori, con i quali avevano mostrato interessanti qualità, ma anche qualcosa ancora da limare e ottimizzare. Anche questo lavoro, il cui titolo è tradotto in “Notte dell’equinozio di primavera”, è un concept, con il quale viene narrata in musica una storia che è un inno alla natura, un viaggio dall’Irlanda alla Norvegia, tra fiordi, ampie vallate e territori innevati e ghiacciati. “Sendebud fra vest”, che apre il disco, ci dice già tutto sulla proposta dei Kornmo: la partenza con chitarra acustica, tastiere d’atmosfera e il suono di un flauto (a quanto pare ben campionato, visto che non risulta tra i credits) dà subito un impatto dai toni folk; l’entrata della sezione ritmica dopo i due minuti e quella della chitarra elettrica dopo i tre spingono invece su un versante sinfonico-romantico di alta scuola, con un mood malinconico che porta alla mente gli Hostsonaten del “Ciclo delle stagioni”. La lunga composizione prosegue con queste dinamiche, con un continuo susseguirsi di momenti bucolici ed altri più ariosi e maestosi, fino a epici slanci sinfonici, con il mellotron che fa il solito piacevole effetto e con gli altri vari strumenti che vanno a darsi il cambio alla guida, fino ad una chiusura in cui diventa protagonista un pianoforte classicheggiante che porta alla conclusione la suite con un’aura misteriosa. Gli altri quattro brani seguono queste stesse direttive, tra cambi di tempo, di atmosfera, di umore, passando da un sound pastorale a temi altisonanti, utilizzando timbri vintage, ma dalla pulizia moderna, indovinando gradevoli melodie, esibendo solos carichi di pathos e sempre tenendo costanti delle sensazioni “nordiche” e invernali, anche grazie a ritmi che non vanno mai troppo spediti. Quello che sorprende in questa occasione è la capacità del gruppo di non annoiare mai. Le composizioni, ribadiamo, sono tutte strumentali e di ampia durata, ma oltre a scorrere in maniera fluida, appaiono costantemente piacevoli all’ascolto, viene sempre mantenuta quella tensione musicale che non fa mai venire voglia di passare ad una traccia successiva o di premere il tasto stop. Nulla di nuovo, sia ben chiaro, con riferimenti che vanno da Mike Oldfield a Bo Hansson, passando per Anthony Phillips, Camel, White Willow e i già citati Höstsonaten, ma tutto fatto davvero bene. Se i Kornmo avevano già suscitato impressioni positive con i loro precedenti dischi, “Vårjevndøgnsnatt” segna un ulteriore passo in avanti che ha portato ad una completa maturità e che convince in tutto e per tutto.
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Peppe Di Spirito
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