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BLACK PIE |
Angels |
Black Widow Records |
2024 |
ITA |
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Esordio per questo ensemble savonese che, visti i musicisti coinvolti, non è certo di “primo pelo”: la cantante/bassista Elena “Hellen” Villa militava nei Malcondita (tre album all’attivo e vincitori di Sanremo Rock 2001), il batterista Silvano “Syl” Bottari è addirittura fondatore dei Vanexa, storica heavy metal band italica, mentre il chitarrista Claudio “Clode” Cinquegrana è attivo nel “multiverso” dei New Trolls (nell’orbita di Gianni Belleno e Nico Di Palo), prima con gli UT e poi con gli Of New Trolls. Come ospite speciale c’è il tastierista Stefano Genti, pure lui negli Of New Trolls. Dopo essere nati nel 2023 con l’intenzione di reinterpretare in concerto i brani delle loro vecchie influenze (dai Led Zeppelin ai Kansas, passando per i Rush), i nostri elaborano brani inediti e creano un concept sul viaggio che affronta un’anima tornata sulla terra, scegliendo esperienza e corpo in cui incarnarsi, senza però sottrarsi alla “tossicità” sociale. La band ligure non rientra tra le band prog, occorre chiarirlo, se non in alcuni brevi frangenti. Brani cantati in inglese, che vibrano di hard rock ed influenze funky, somigliando ad una parte della produzione solista di Glenn Hughes. L’iniziale “Off radar” inizia all’improvviso, dopo alcuni secondi di silenzio e nel suo quieto incedere tra il folk e lo psichedelico si staglia la voce stentorea di Hellen, che soprattutto all’inizio potrebbe ricordare le intonazioni di Grace Slick. Poi, parte il funky rock in stile Hughes, per l’appunto, dove il basso è bello che presente; magari la ritmica poteva essere ancora più serrata, per ottenere un risultato che fosse davvero travolgente. Molto acute le linee vocali. A dire il vero, il basso – oltre all’ex Deep Purple – fa venire in mente anche Gianni Maroccolo dei C.S.I. e già con la quarta “Borderline” si alza sia il voltaggio che il coefficiente di difficoltà, denotando ottimo affiatamento e scelte sia strumentali che vocali non certo usuali. Di sicuro, se si parla di funky, non si può non pensare ai Red Hot Chili Peppers, che emergono in “Your fault”, sebbene interpretati in maniera molto originale; la ritmica si è fatta davvero intensa, con fasi di intervallo che spezzano bene e lasciano spazio alle sei corde per potersi esprimere. Interessante l’effetto da “sballottamento chimico” su “Welcome toxic”, che presenta anche uno stacco psichedelico e poi confluisce in “People from the sky”, la cui prima parte potrebbe far pensare ad una sorta di Linda Hoyle sotto effetto di qualche allucinogeno, per poi passare a dei bruschi stati di sfogo emotivo, prima di ripiombare nello “stonamento lisergico”. Un brano abbastanza vario è senz’altro “Blanket tide”, che comincia come se fosse un lento e poi invece si rivela sempre più incalzante. Molto riuscita la parte prettamente strumentale, dove il basso cadenzato fa da base per uno sviluppo chitarristico in chiave jazz-rock, per poi assumere subito dopo un intricato andamento prog. “Lift it” è un gran pezzo che sconfina a sua volta nello hard-prog, accompagnato da dissonanze e frenesie. Si chiude con “Follow” (solo su supporto fisico, pare), che dopo una parte atmosferica si interrompe per un po’ e quindi riprende seguendo un incedere jazzato, ricordando in parte gli Affinity (con la solita Linda Hoyle), se non addirittura le atmosfere dei Catapilla meno misteriosi. In conclusione, i pezzi possono essere ascoltati anche uno per volta, indipendentemente dal concept in sé, fluendo sempre molto spontanei. Album dedicato alle tre figlie dei tre musicisti, cioè gli angeli autentici riportati nel titolo. Un bell’esordio, che pur non essendo strettamente prog sarà gradito con piacere anche da qualche usufruitore di questo genere.
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Michele Merenda
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