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JORIS VANVINCKENROYE |
BASta! - III |
Ronin Rhythm Records |
2024 |
BEL |
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Un disco per solo contrabbasso potrebbe inizialmente destare qualche perplessità. Tuttavia, come spesso accade, superare i preconcetti si rivela la scelta giusta, soprattutto quando l'artista in questione dimostra una notevole apertura mentale. Joris Vanvinckenroye, mente creativa dietro il moniker BASta!, non è un nome nuovo per chi segue la scena belga della musica classica moderna: è stato infatti il contrabbassista degli Aranis, un eclettico ensemble da camera che affondava le proprie radici nel rock in opposition e nel progressive più rigoroso, un'esperienza artisticamente fertile ma conclusasi nel 2017. Nella sua veste solista come BASta!, Joris fa divenire il contrabbasso come l'epicentro della sua musica, ma l'ingegnoso lavoro di produzione e la stratificazione sonora dello strumento conferiscono ai nove brani del disco, interamente strumentali, una interessante dimensione orchestrale ed evocano le dinamiche di un quartetto d'archi, in un risultato tutt'altro che banale. L'approccio di Joris alle tecniche compositive e di registrazione si rivela dinamico, rendendo l'ascolto variegato e piuttosco scorrevole, unendo il rigore accademico ad un'apertura mentale tipicamente progressiva. L'atmosfera che pervade "III" è tuttavia intensa e drammatica, lasciando trasparire una ricercata algidità che si fonde con una sofisticata eleganza, tratto distintivo di molte produzioni musicali fiamminghe. Forte è il senso del ritmo e della melodia, arricchito da accenni jazz, un tocco di minimalismo e retaggi di musica folk. Si potrebbe immaginare un ideale incontro sonoro tra Wim Mertens, Daniel Schell, Yann Tiersen, il Kronos Quartet e, guardando al panorama italiano, ensemble acustici come Gatto Marte, con dinamiche che strizzano l'occhio persino al post-rock: un accostamento stilistico non immediatamente decifrabile ma pienamente efficace nel suo risultato finale. Il suono del contrabbasso, spesso affiancato dalla viola da gamba, si snoda sinuoso e avvolgente. Nella sua costante esplorazione timbrica, le melodie evocano un romanticismo drammatico tutt'altro che manieristico, intriso di una riflessiva introspezione che si avvale anche di leggeri frammenti avanguardistici, senza tuttavia addentrarsi eccessivamente in sperimentazioni puramente rumoristiche, ma con interessanti variazioni dissonanti negli arrangiamenti. È innegabile che un lavoro come "III" si rivolga a una cerchia ristretta di ascoltatori, e l'idea di affrontare un disco incentrato fondamentalmente sul solo contrabbasso (e viola da gamba) potrebbe rappresentare un iniziale freno. Tuttavia, chi è interessato a esplorare le derive più classicheggianti del rock in opposition ed apprezza la musica classica moderna troverà in questo disco una fonte di grande soddisfazione.
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Giovanni Carta
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