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MARCO LEODORI |
Anima naif |
autoprod. |
2024 |
ITA |
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Questo disco è stato in un cassetto per troppo tempo. Poi Marco Leodori, appassionato di prog e vecchia firma della fanzine Wonderous Stories, ha messo mano alle sue tastiere recuperando un po’ di composizioni scritte in passato, si è circondato di un po’ di musicisti e cantanti ed è riuscito a dare finalmente vita a questo “Anima naif”. Tra i numerosi nomi di chi ha collaborato all’album ne troviamo diversi che hanno dato contributi non indifferenti al mondo del progressive italiano, quali Alessandro Corvaglia, Mauro Montobbio, Alessandro Carmassi, Guglielmo Mariotti, Andrea Amici, Filippo Marcheggiani e Stefano Vicarelli, giusto per citarne alcuni. Il cd, in elegante confezione digipack e con una bella copertina, contiene tredici tracce e dura quasi settantotto minuti, quindi di carne al fuoco ce n’è parecchia. Leodori non nasconde le sue influenze, strettamente legate alla musica dei Genesis e al new-prog degli anni ’80. Così, l’opener “Empty blues skies” va subito in questa direzione, seguita anche da pezzi come “A Winter day dream”, “Lonesome man” e “La sorgente”. In questi casi ci sono tutte le caratteristiche amate da chi segue sempre con piacere questi indirizzi stilistici, tra atmosfere sognanti, melodie vocali ariose, cambi di tempo e parti strumentali in cui le agili tastiere suonate da Marco vanno spesso in primo piano (ma non mancano situazioni in cui lasciano spazio alla chitarra elettrica o si intrecciano con quest’ultima). Non si cerca mai il virtuosismo, ma si punta su strutture che trasmettono un certo pathos, eppure non mancano episodi in cui la musica emerge grazie a costruzioni più particolari e per questo ci sono una serie di gioiellini strumentali: “Legends” in forte odore di Premiata Forneria Marconi, “In the king’s name”, più vicina al new-prog, e “Genesi”, il cui titolo è già esplicativo. In alcuni brani, poi, Marco punta maggiormente sulla melodia, così incontriamo il pop-rock elegante e mediterraneo di “Guardando le stelle”, “Come un gabbiano” e “Only one day”, il rock radiofonico e ritmato di “Look at your heart”, le tentazioni A.O.R. di “Unity”. “Dream is over”, infine, è il suggello che chiude alla grande il lavoro, con il suo prog dall’incedere epico e in crescendo, capace di abbinare drammaticità e romanticismo. Un plauso a tutti cantanti intervenuti, ma non me ne vogliano i non menzionati se mi preme citare le performance di Alessandro Corvaglia, capace di caratterizzare le canzoni in cui si è esibito grazie alla forza sempre evidente della sua personalità e della sua presenza, e quella di Federica Leodori, figlia di Marco, giovane di belle speranze e preziosissima nel suo apporto con una voce pulita e squillante. Nel corso degli anni, sui social, Marco Leodori ha mostrato più volte il desiderio di vedere pubblicate un giorno le sue idee musicali. Chi lo ha seguito è stato aggiornato sulla genesi travagliata del progetto, ma alla fine il cd autoprodotto è stato pubblicato ed è stato un bene, perché, lo ribadiamo, sarebbe stato un peccato se questa musica fosse rimasta solo tra gli archivi personali dell’autore o sparpagliata in maniera confusionaria in rete.
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Peppe Di Spirito
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