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| NOIBLA |
Under no illusions |
Lynx Music |
2025 |
POL |
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Tornano a farsi sentire per la seconda prova discografica, dopo ben sette anni, i Noibla, entità nata dalle ceneri degli Albion (chissà cosa esce leggendo i due nomi al contrario…). Se quando avevano esordito avevano annunciato che i due gruppi avrebbero continuato entrambi la loro attività, oggi sembra che gli Albion non esistano più. Così, il trio formato da Katarzyna Sobkowicz-Malec (chitarra acustica e classica), da Krzystof Malec (tastiere e programmazione) e da Leszek Jarzebowski (chitarra) si ripresenta con questo “Under no illusions” per dare nuova linfa al progetto Noibla. Rispetto al lavoro precedente non vengono utilizzati strumenti a fiato; inoltre non c’è una vera sezione ritmica, visto che si è puntato sulla programmazione elettronica per le parti di basso e batteria. I più attenti, inoltre, avranno già notato che non abbiamo indicato la Soblowicz-Malec alle parti vocali ed è questa la sorpresa principale, visto che è entrata nel gruppo la cantante Nika Redhart. Altra new-entry è un altro chitarrista, che risponde al nome di Piotr Galinski. Inevitabile, con queste premesse, che ci siano delle differenze rispetto a quanto abbiamo già ascoltato in passato con entrambi i nomi. L’album è stato principalmente composto durante il periodo della pandemia ed è una sorta di concept con tematiche ormai abbastanza abusate legate ai problemi di quei giorni difficili per tutti. Una breve “Intro” dalle atmosfere floydiane è il preludio ad una serie di brani che non perdono quella vena melodica che caratterizzava il debutto “Hesitation”, ma già dalla seconda traccia “It’s making me alive” si capisce che i Noblia per l’occasione puntano ad un indurimento del sound. Nulla che li faccia avvicinare al metal, ma se l’impianto tastieristico crea scenari sonori pregni di romanticismo, la chitarra elettrica si fa più ruvida, con riff graffianti e timbri abrasivi. Le dinamiche sono sempre ben costruite e la Redhart sforna un’ottima prova; qualche venatura pop continua a presentarsi e le sonorità possono portare alla mente band capaci di ammaliare con un prog semplice, ma efficace, come i Quidam, i White Willow, i Paatos e i Solstice. A queste peculiarità la band polacca prova a modernizzare i suoni per rendere la propria musica poco nostalgica e più moderna, un po’ sulla scia di certe contaminazioni proposte da Steven Wilson, con il giusto pizzico di elettronica non invadente. Il risultato è solo parzialmente convincente. Gli otto pezzi che seguono l’incipit, infatti, pur senza vere cadute di tono, viaggiano tra alti e bassi. I momenti più marcatamente prog sono sicuramente ben fatti: “They control” è pomposa al punto giusto e piena di cambi di tempo e di atmosfera; “True” è un pregevole episodio di rock romantico.; la conclusiva “Good for me” e prettamente di derivazione new-prog. La programmazione è sicuramente molto buona, ma forse una sezione ritmica “vera” avrebbe conferito maggiore calore.
Nel complesso l’album è discreto, si mantiene una gradevolezza di fondo per tutti i quarantadue minuti, grazie a quella espressività melodica con cui i Noibla sanno giocare bene, ma siamo lontani da qualcosa che faccia gridare al miracolo. Di sicuro, un elemento che fa innalzare la media generale è la citata performance della Redhart; davvero bravissima e versatile, con la sua capacità di alternare interpretazioni docili e suadenti ed altre più decise e potenti.
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Peppe Di Spirito
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