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D.F.A. Duty free area Mellow 1999 ITA

E' una piacevole sorpresa ritrovare in forma, a tre anni dal suo sorprendente debutto, il quartetto veronese, così desideroso di stupire ancora gli ascoltatori con le sue stereoscopiche immagini sonore. Più che nel primo album emergono a più riprese rimembranze transalpine che ci conducono verso i Minimum Vital (senza la loro componente folk) e l'elettronica garbata dei Pulsar. Ma paragoni del genere sono senza dubbio limitanti: questi sono solo alcuni degli ingredienti che si amalgamano in modo equilibrato nella pozione sonora dei DFA. Nel calderone ribollono fluttuazioni jazzistiche, tortuosi arabeschi avanguardistici, intarsi sinfonici. Oltre che per l'originalità, quest'album si lascia apprezzare per l'ottimo lavoro di produzione (cosa di non comune riscontro nell'attuale panorama italico) che dona profondità ai suoni espressi in modo corposo ed avvolgente. Da segnalare la partecipazione di Alberto Piras: il suo modo di cantare, così caro a Stratos, ben si adatta ai labirintici sentieri percorsi dalla band che tuttavia non si rivela mai ostica e spigolosa come i Deus. Affascinante per le cangianti tinte ed i giochi di fantasia il lungo brano (11'26) "Il ragno", con la sua parte centrale in cui il gruppo pare dar spazio all'improvvisazione. Una collaborazione che secondo me potrebbe avere seguito è quella con la cantante Giorgia Gallo, la cui duttile ed affidabile voce dona splendore alla soft e sognante "Malia". Un bell'album, curato nei dettagli, in cui nulla sembra essere frutto del caso.

 

Cesare Salvani

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