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AHVAK Ahvak Cuneiform Records 2004 ISR

R.I.O. del passato e del presente, avanguardia, musica classica contemporanea, influenze del Re Cremisi, qualche spunto etnico… C’è di che soddisfare i palati più esigenti del progressive maggiormente complesso. Ed in effetti l’album d’esordio degli israeliani Ahvak presenta proprio tutte le caratteristiche che fanno apprezzare i dischi in cui il romanticismo è messo al bando e regnano dissonanze, sperimentazioni varie e intrecci strumentali particolarmente articolati. Sei i musicisti coinvolti nell’operazione e tra questi compare anche Dave Kerman, figura di spicco del panorama statunitense che ha nel suo curriculum collaborazioni importanti con gruppi del calibro di 5uu’s, U Totem, Present e Blast. Le composizioni si sviluppano così lungo percorsi tormentati che comportano sì una certa difficoltà d’ascolto, ma che, contemporaneamente, possono risultare un po’ prevedibili per chi ha già nella sua cdteca le migliori proposte del prog d’avanguardia odierno (leggi Miriodor, Thinking Plague, Tipographica, Sotos, ecc.). La chitarra frippiana ben si amalgama con gli avventurosi interventi di tastiere e fiati; il drumming sa essere ossessivo e fantasioso e l’utilizzo della tecnologia favorisce suoni abbastanza moderni. L’unico tassello che indica qualcosa di inedito sta negli inserimenti, di tanto in tanto, di passaggi che fanno pensare alla tradizione del paese natio degli Ahvak. Il tutto è presentato con professionalità e con le capacità esecutive di chi sa di avere talento (si avvertono gli studi di conservatorio dei due principali compositori). Certo, chi ha una certa dimestichezza con le produzioni della Cuneiform Records e con i progetti di Dave Kerman avrà già capito cosa aspettarsi da questo cd. E questo, alla fin fine, è allo stesso tempo il pregio ed il difetto dell’album.

 

Peppe Di Spirito

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